Chiunque abbia trascorso un periodo abbastanza lungo nell’arcipelago delle Canarie, non può non   averne almeno sentito parlare, la Calima.

Arriva imprevedibilmente sulle isole ed è capace di rovinarti quella settimana di vacanza che tanto sognavi; ma di che cosa si tratta veramente?

La Calima è un vento proveniente dal Sahara, viene definita come una particolare situazione metereologica che si verifica abbastanza spesso sulle isole, soprattutto quelle più orientali, come il più famoso Scirocco, e proviene anch’essa da una alta pressione originatesi in Nord Africa.

Trascina con sé, insieme all’aria calda, anche polvere e sabbia, creando una foschia costante e un innalzamento delle temperature che si stabilizzano non infrequentemente sopra i 34° per diversi giorni, la polvere giallastra che viene sollevata e trasportata è molto fine e riesce persino a passare  da porte e finestre chiuse mentre, all’esterno, la visibilità si riduce e l’aria si fa pesante.

La finezza rinomata delle sabbie sahariane in questi casi crea complicanze poco piacevoli sul nostro organismo, in particolare a carico della congiuntiva, della mucosa nasale e in generale delle vie aeree, il naso si irrita presto nelle persone particolarmente sensibili e si nota spesso un lieve bruciore agli occhi, soprattutto in chi si espone all’aria aperta per ore.

Cerchiamo ora di capire se ci potrebbero essere dei teorici seri rischi per la nostra salute associati alla continua esposizione a questo fenomeno naturale.


Il nostro sistema respiratorio è provvisto di numerosi bronchioli con un diametro di circa 0,05 cm che si diramano a partire dai più voluminosi bronchi, e tendono al progressivo assottigliamento sino a dare origine ai minuscoli alveoli terminali, sede dei vitali scambi tra l’aria atmosferica ed il sangue.

In generale, l’albero bronchiale è protetto da una serie di sistemi per assicurarne la pervietà, come il semplice riflesso della tosse o le funzioni svolte dal pattern mucociliare.

Lo stesso restringimento progressivo del calibro rappresenta una forma di difesa verso microrganismi o polveri di dimensioni maggiori.

La sabbia, in particolare, è formata da granuli di dimensioni comprese tra i 2 e gli 0,063 millimetri, le particelle più minuscole, se inalate, raggiungono con facilità le insenature più profonde  dell’apparato respiratorio, eludendo, soprattutto nei soggetti con minor predisposizione alla clearance (capacità di lavare il sangue), come nei fumatori e nei bambini, il sistema intrinseco di difesa polmonare, con un reale rischio di ostruzione che, seppure minimo, con il ripetersi dell’evento potrebbe in parte complicare la fisiologica ossigenazione nei distretti colpiti.

La Calima è costituita sostanzialmente da polveri minori e da sabbia, quest’ultima rappresenta un  classico esempio di materiale granulare: ogni singola particella che la compone è il prodotto di alcuni organismi invertebrati che intrappolando il carbonato di calcio o la silice presenti in soluzione nel mare, sviluppano uno scheletro di sostegno e di protezione, di cui la silice, spesso, rappresenta il componente principale.

La silice è un comune cristallo inorganico, si trova nelle rocce e nelle polveri delle miniere, nelle cave e nelle gallerie ed è stata associata, in letteratura, ad una patologia polmonare cronica dovuta alla sua inalazione, che rientra nella famiglia delle Pneumoconiosi e viene definita per l’appunto Silicosi.

La Silicosi, si manifesta principalmente come complicanza laborale di alcune professioni come frequentemente accade nei famosi lavoratori del vetro, ed è causata da una prolungata esposizione alla polvere di pietre o sabbia, contenenti silice.

E’ chiaro che la chiave sta nel concetto di “prolungata”; una sporadica esposizione alla antipatica Calima, infatti, difficilmente porterebbe a tali livelli di serietà.

Altre patologie connesse alla possibile inalazione di sabbia, sono delle reazioni di ipersensibilità ad alcuni dei componenti minerali costituenti la Calima, in particolare, si verificano in soggetti  predisposti a sviluppare reazioni asmatiformi che possono generare improvvise insufficienze respiratorie, peraltro molto rare.

Infine, anche se non correlato con la diretta inalazione delle polveri, bisogna ricordare che il mix di sabbia, salsedine e umidità, può provocare in alcune persone la cosiddetta ”allergia da sabbia”, che si manifesta con puntini rossi pruriginosi su tutto il corpo.

In genere, è sufficiente curarla con pomate e lozioni specifiche per la dermatite atopica sotto consiglio medico ed è importante evitare detergenti troppo aggressivi, perché il disturbo, se non curato in tempo, può dar luogo a dermatiti o infezioni della pelle, come spiacevoli micosi cutanee.

L’unico modo per evitare fastidiose affezioni è quello di  chiudersi in casa, o comunque in ambienti non troppo esposti all’aria, durante le giornate di Calima più intense e cercare magari nuovi originali modi per trascorrere la settimana non necessariamente in spiaggia.

In conclusione, è evidente che l’esposizione occasionale a venti sabbiosi, per quanto intensi, non alteri in modo evidente lo stato fisiologico del nostro organismo, quello che però possiamo affermare è che il fenomeno delle “polveri sahariane” resta un campanello d’allarme dell’incidenza negativa sull’ambiente e sul clima, dato che si ipotizza che le polveri provengano in parte da territori alterati a causa dello sfruttamento e della deforestazione, di cui l’uomo è spesso il responsabile e, comunque, non esente dalle conseguenze devastanti che questi effetti avranno nel tempo.