Un passo avanti o un nuovo terreno di scontro?
✍️ Italiano alle Canarie
Il Parlamento delle Canarie ha approvato oggi, mercoledì 12 novembre la Legge di Ordinamento Sostenibile dell’Uso Turistico delle Abitazioni, la cosiddetta legge sulla casa vacanze.
Una norma che promette di «mettere ordine» nel caos degli affitti brevi, ma che lascia sul terreno più di un interrogativo.
La legge, promossa dalla consigliera al Turismo e al Lavoro Yéssica de León, ha ottenuto il sostegno di Coalición Canaria (CC) e Partido Popular (PP), con l’appoggio di AHI e ASG. Contrari Nueva Canarias (NC), PSOE e Vox, un fronte eterogeneo che trova però un punto comune: il sospetto che dietro la parola “sostenibilità” si nasconda un’operazione politica che favorisce i grandi gruppi del turismo.
Una legge tra retorica e realtà
Il Governo la presenta come una legge «che ordina e regola», non una legge che «proibisce». Ma tra i banchi del Parlamento, e soprattutto tra i cittadini, la percezione è diversa: si teme che la regolamentazione diventi il preludio a una progressiva esclusione dei piccoli proprietari dal mercato degli affitti brevi.
Alla seduta erano presenti i vertici della Consejería del Turismo, i rappresentanti delle catene alberghiere come Asotel e, non meno significativi, i membri di Ascav, associazione che da mesi denuncia il rischio di «un colpo mortale al turismo residenziale». Due visioni contrapposte di un arcipelago che, ancora una volta, si scopre diviso tra chi vive di turismo e chi ne subisce le conseguenze.
Dopo due anni di negoziati e revisioni, la consigliera De León ha parlato di una norma «difficile da spiegare e da gestire». Un eufemismo, per molti, che riflette la difficoltà di conciliare interessi così divergenti. Le parole di ringraziamento rivolte ai partiti di governo suonano più come un ringraziamento politico che come un atto di riconciliazione sociale.
Un taglio netto: da 72.000 a 9.500 case vacanze
I numeri parlano chiaro: oggi nelle Canarie si contano 72.828 abitazioni registrate come alloggi vacazionali. Con l’applicazione della legge, la cifra potrebbe crollare a circa 9.500 unità. Dietro questi numeri si nascondono migliaia di famiglie che hanno trovato nel turismo un modo per sopravvivere all’aumento del costo della vita. Famiglie che ora si trovano a fare i conti con una regolamentazione che, di fatto, rischia di tagliarle fuori.
La legge obbliga comuni e cabildos a pianificare entro cinque anni l’uso del suolo turistico. Ma la domanda è: quanti enti locali, già in difficoltà nella gestione ordinaria, saranno in grado di farlo in modo efficace? Il rischio è che, come spesso accade, la burocrazia rallenti tutto e le disuguaglianze aumentino.
Le voci critiche
Le opposizioni non hanno risparmiato colpi. Esther González (NC) accusa il Governo di «favorire i grandi proprietari e gli imprenditori turistici, espellendo migliaia di famiglie canarie dalle zone turistiche». Gustavo Santana (PSOE) ha definito la legge «non applicabile né efficace». Entrambi concordano su un punto: il testo non risolve la questione abitativa, ma rischia di aggravarla.
Nel frattempo, le associazioni dei cittadini denunciano un’altra stortura: il paradosso di un arcipelago che vive di turismo ma non riesce più a permettersi di viverci.
La nuova legge nasce con l’intento di regolare un mercato fuori controllo, ma lascia aperta la domanda di fondo: chi vincerà davvero con questa riforma? Gli albergatori che reclamano ordine o i residenti che cercano solo un equilibrio tra reddito e sopravvivenza?
Il rischio è che, ancora una volta, il dibattito sul “turismo sostenibile” si trasformi in una formula vuota, buona per i comunicati ufficiali ma lontana dalla realtà delle strade, dei quartieri e delle famiglie canarie.














