Dall’aeroporto alla strada: così la Spagna abbandona chi non ha più niente.
Di Italiano alle Canarie
In tutta la Spagna si sta diffondendo un fenomeno che dovrebbe far tremare le coscienze, ma di fatto non lo fa: la società spagnola guarda dall’altra parte, come se il problema non esistesse. Centinaia di persone senza casa si rifugiano stabilmente negli aeroporti spagnoli, trasformati in dormitori di emergenza per chi non ha più nulla. È il segno evidente e inconfutabile di una società allo sbando, incapace di offrire risposte concrete ai più deboli e pronta solo a nascondere la polvere sotto il tappeto con provvedimenti restrittivi. Un atteggiamento ipocrita, indegno, sintomo non solo di fallimento amministrativo ma anche di disumanità istituzionale.
Madrid: sgomberare i senza dimora è solo un rattoppo
Il contestoI nuovi controlli agli accessi imposti da AENA hanno limitato l’ingresso all’aeroporto Adolfo Suárez Madrid-Barajas. Risultato? Molti restano fuori. Ma nessuno si occupa davvero della condizione di chi è senza casa, aggravando la vita di chi ogni notte cerca solo di sopravvivere.
Una mappa del disagio che si estendeIl fenomeno si sta diffondendo in tutta la Spagna, più o meno a macchia di leopardo, e non riguarda solo Madrid. A Málaga, una persona senza tetto su quattro dorme nell’aeroporto. A Barcellona, invece, i Servizi Sociali hanno avviato un piano d’azione e sono riusciti a dimezzare la presenza notturna nei terminal.
Ogni sera, centinaia di persone cercano rifugio nelle sale dell’aeroporto madrileno. «Veniamo qui perché non abbiamo un altro posto dove andare», racconta un uomo. Un altro aggiunge: «Vivevo in affitto, ma il padrone di casa ha venduto l’appartamento. Ora vivo per strada».
Chi arriva dopo le 21:00 viene respinto: controlli, porte chiuse, agenti. Ma a cosa serve chiudere le porte se non si affronta il problema alla radice? Si sposta solo la miseria, lasciando chi non ha nulla a dormire su una panchina. «Mi tocca dormire fuori. Non ho alternative», dice un giovane. E una donna rincara: «Me ne vado in un parco. Ma lì rischi di essere violentata, derubata o ammazzata».
A Barcellona, invece, il Departament de Serveis Socials ha agito: «hanno profilato ogni persona, studiato il percorso, la situazione legale, i bisogni sociali», spiega Raúl Moreno, segretario generale del dipartimento. «L’obiettivo non è cacciarli, ma accompagnarli verso una vita dignitosa».
Anche alle Canarie stessa situazione
Anche negli aeroporti delle Canarie, simbolo del turismo globale, decine di persone senza casa sopravvivono ogni notte. A Tenerife Sud, Caritas assiste tra le 20 e le 30 persone che si rifugiano nei terminal.
Il profilo? Estremamente vario: famiglie migranti, donne sole, persone con disabilità, malati cronici, individui emarginati o con dipendenze. «Non hanno più un sistema né reti di appoggio», denuncia Tersi Castro, coordinatrice di Caritas. Una frase che è un atto d’accusa.
Una morte annunciata
Un uomo seguito da Caritas è stato trovato morto all’aeroporto. «Ci aveva chiesto aiuto. La sua salute era compromessa. Non siamo arrivati in tempo». Quando il welfare fallisce, restano solo le panchine. E il silenzio.
Gran Canaria: lo stesso copione
Nel 2024, all’aeroporto di Gran Canaria si contavano fino a 40 persone presenti ogni notte. Il Comune di Telde ha avviato uno studio coinvolgendo AENA e il Comune di Ingenio. Alcuni casi sono stati seguiti, altri trasferiti o rimpatriati. Ma il fenomeno persiste.
Emergenza abitativa fuori controllo
Caritas si dice sopraffatta. A Santa Cruz de Tenerife, il centro municipale accoglie senzatetto da tutta l’isola. Anche ad Arona, Puerto de la Cruz e La Laguna. Ma i posti non bastano. Le liste d’attesa aumentano.
Gli affitti sono proibitivi: anche in periferia non si trovano case sotto i 600 euro. Chi vive con una pensione minima o una disabilità è escluso. I bonus pubblici non coprono i bisogni di base.
Nessuna casa, nessuna dignità
Non avere un tetto sopra la testa significa non poter lavorare, non potersi riposare, non poter crescere i propri figli. Servono case, risorse e strumenti per accompagnare le persone più vulnerabili. In caso contrario, si continueranno a contare morti silenziose negli aeroporti, nell’indifferenza generale.
Benvenuti in Spagna, la terra che si proclama solidale con i più deboli ma che di fatto li condanna a morte.