Lo scontro tra Iran, Israele e USA agita i mercati, fa tremare i cieli d’Europa e ridisegna le mappe delle vacanze. L’arcipelago spagnolo tra rischi economici e nuove opportunità.
Di Italiano alle Canarie
1. Tra crisi energetica e incertezza turistica
L’inasprimento delle tensioni tra Israele e Iran, con il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, disegna uno scenario incerto per le Isole Canarie. Da un lato, l’aumento del prezzo del petrolio potrebbe avere conseguenze economiche negative; dall’altro, la crisi geopolitica potrebbe spostare flussi turistici verso l’arcipelago.
Secondo fonti del settore, è ancora presto per trarre conclusioni, ma se Teheran dovesse davvero chiudere lo Stretto di Hormuz – corridoio cruciale per il traffico petrolifero tra Medio Oriente e Asia – il prezzo del greggio, già in crescita, potrebbe salire vertiginosamente. Un tale aumento, innescherebbe una crisi inflazionistica globale, riducendo la capacità di spesa dei turisti europei e britannici, tradizionali frequentatori delle Canarie.
2. Estate ad alto rischio: la concorrenza è vicina
Le compagnie aeree tendono a fissare i prezzi del carburante con largo anticipo, ma un’impennata dei costi energetici inciderebbe comunque sui voli di medio e lungo raggio. L’impatto si farebbe sentire soprattutto in estate, periodo in cui la concorrenza di destinazioni più prossime come Grecia, Italia, la costa peninsulare spagnola e le Baleari è particolarmente forte. Anche in caso di deviazione dei flussi turistici per ragioni geopolitiche, le Canarie dovrebbero fronteggiare un mercato ricco di alternative.
3. Inverno favorevole: quando le Canarie brillano
Diverso lo scenario invernale: qui le Canarie competono ai massimi livelli, con pochi rivali in grado di offrire clima favorevole e strutture ricettive adeguate. Se il conflitto dovesse protrarsi nei mesi più freddi, l’arcipelago potrebbe consolidare la sua posizione di meta privilegiata, grazie anche alla limitata concorrenza di Egitto e Caraibi, il primo troppo vicino alla zona di guerra, i secondi troppo lontani geograficamente e quindi con costi di viaggio più elevati.”
4. Orizzonti tesi: aggiornamento al 24 giugno 2025
Nelle ultime ore, la crisi ha subito un’accelerazione: il Parlamento iraniano ha approvato una mozione per la chiusura dello Stretto di Hormuz, ma la decisione definitiva spetta alla Guida Suprema, Ali Khamenei. Nel frattempo, il presidente Donald Trump ha annunciato un cessate il fuoco tra Iran e Israele, subito violato secondo fonti ufficiali. Entrambe le parti si accusano di aver infranto l’accordo.
Uno degli episodi più gravi è stato il bombardamento, da parte dell’Iran, della base militare statunitense di al-Udeid, in Qatar. L’attacco ha scatenato la condanna immediata da parte del governo di Doha e ha evidenziato il rapido deteriorarsi della situazione.
5. Incertezza assoluta: tra previsioni e timori globali
Tutte queste analisi e previsioni, per quanto fondate, potrebbero cadere nel nulla a seconda dell’evoluzione del conflitto. Se la crisi dovesse degenerare – coinvolgendo nuovi attori regionali o internazionali, intensificandosi con bombardamenti indiscriminati o, nello scenario peggiore, con l’uso di armi nucleari tattiche – il turismo alle Canarie, come nel resto del mondo, sarebbe destinato a crollare.
È un’ipotesi estrema ma non più remota, da tenere presente con lucidità. Anche perché, a giudicare dai comportamenti e dalle dichiarazioni dei protagonisti di questa crisi, non sembra emergere una reale volontà di pace, quanto piuttosto una deriva verso la guerra.