Un dato incoraggiante solo in apparenza: la disoccupazione giovanile resta al 25% nelle Canarie

Di Italiano alle Canarie

È recentemente apparsa su un giornale locale la notizia secondo cui oltre la metà dei laureati canari trova lavoro entro tre mesi dalla laurea. Un dato che a prima vista può sembrare incoraggiante, ma che merita un’analisi più approfondita. Questo articolo si propone di esaminare in dettaglio i numeri ufficiali e, soprattutto, di contestualizzarli alla luce della realtà occupazionale giovanile nelle Canarie, un elemento cruciale che viene affrontato nella parte finale.

Inserimento lavorativo in crescita

Più della metà degli studenti che hanno concluso i propri studi universitari nelle Canarie durante l’anno accademico 2022-2023 risultava occupata già tre mesi dopo la laurea. Lo rivela la Statistica sull’inserimento lavorativo pubblicata dall’Istituto Canario di Statistica (ISTAC) in collaborazione con l’Agenzia Canaria per la Qualità Universitaria e la Valutazione Educativa (ACCUEE).

Secondo il rapporto, il 52% dei neolaureati ha trovato lavoro nel primo trimestre successivo alla conclusione degli studi, con un incremento di oltre due punti percentuali rispetto all’anno accademico precedente.


Tuttavia, il restante 48% dei laureati non viene menzionato in dettaglio. Si tratta di una percentuale significativa, quasi la metà degli studenti, di cui non si conosce il percorso immediatamente successivo alla laurea. Il rapporto non chiarisce se siano ancora in cerca di lavoro, se abbiano scelto di proseguire gli studi o se si trovino in una situazione di inattività o di lavoro informale. Questa mancanza di trasparenza limita la comprensione del reale impatto dell’istruzione superiore sull’inserimento nel mercato del lavoro canario.

Leggera prevalenza della ULPGC

L’indagine ha preso in considerazione i dati delle due università pubbliche dell’arcipelago — Università di La Laguna (ULL) e Università di Las Palmas de Gran Canaria (ULPGC) — evidenziando un lieve vantaggio per quest’ultima in termini di inserimento lavorativo a breve termine.

Differenze tra ambiti disciplinari

L’andamento del mercato del lavoro varia sensibilmente in base alla disciplina di studi. Le migliori percentuali di occupazione a tre mesi si registrano nell’area di Ingegneria e Architettura, dove il 64% dei laureati risultava già impiegato. Seguono le Scienze della Salute e le Scienze Sociali e Giuridiche.

All’estremo opposto, il settore delle Arti e delle Lettere evidenzia la percentuale più bassa: solo il 31% dei laureati trova impiego nei primi tre mesi, indicando una forte disuguaglianza di opportunità tra corsi di studio.

Tendenza positiva a un anno dalla laurea

Anche i dati relativi all’occupazione a un anno dal conseguimento del titolo confermano una tendenza in crescita. Nel 2023, il 63,14% dei laureati lavorava dodici mesi dopo la laurea, quasi un punto percentuale in più rispetto al 2022 e ben 22 punti in più rispetto al 2012, primo anno in cui sono disponibili questi dati.

Tuttavia, anche in questo caso rimane un ampio margine di incertezza: il 36,86% dei laureati non risulta occupato a un anno dalla laurea. Il rapporto non chiarisce quale sia la condizione effettiva di questa parte consistente di giovani: se si trovano in cerca di occupazione, se hanno proseguito gli studi, se sono emigrati o se si trovano in una fase di inattività forzata.

Questo silenzio statistico impedisce di comprendere appieno le traiettorie post-laurea e suggerisce la necessità di dati più dettagliati e trasparenti, che non si limitino a evidenziare gli aspetti positivi, ma offrano un quadro completo della situazione lavorativa e sociale dei giovani neolaureati nelle Canarie.

Uno strumento utile, ma non esaustivo

Il rapporto dell’ISTAC fornisce una radiografia dettagliata del passaggio dall’università al mercato del lavoro, con dati disponibili dal 2005-2006. A partire dall’anno accademico 2011-2012, l’analisi si estende dal trimestre precedente al conseguimento del titolo fino a cinque anni dopo la laurea.

Questo strumento statistico non solo consente di valutare l’impatto delle lauree sull’occupabilità, ma rappresenta anche una risorsa strategica per le università pubbliche, che possono orientare in modo più mirato la propria offerta formativa. Inoltre, la sua accessibilità pubblica e personalizzabile lo rende un utile strumento di orientamento per studenti e famiglie.

Un quadro da leggere con cautela

Per evitare confusioni interpretative, è importante distinguere tra i dati citati: il 48% si riferisce ai laureati che non hanno trovato lavoro entro tre mesi dalla laurea, mentre il 36,86% rappresenta quelli non occupati a un anno dal conseguimento del titolo. Parallelamente, la disoccupazione giovanile generale si attesta al  25% e riguarda l’intera popolazione sotto i 25 anni, indipendentemente dal livello di istruzione.

Nonostante i dati positivi sull’inserimento lavorativo dei laureati canari, è fondamentale contestualizzare questi risultati all’interno del più ampio panorama occupazionale giovanile. Le statistiche generali mostrano infatti che la disoccupazione tra i giovani sotto i 25 anni nelle Canarie arriva al  25%, uno dei tassi più alti di Spagna ed Europa.

Ciò suggerisce che i buoni risultati occupazionali riguardano un segmento specifico e relativamente privilegiato della popolazione giovanile: coloro che completano un percorso universitario, spesso in ambiti professionalizzanti. Tuttavia, molti altri giovani che non accedono all’università o abbandonano gli studi incontrano difficoltà ben maggiori nel trovare un impiego stabile e qualificato.

Inoltre, lo studio non dettaglia le tipologie contrattuali (precariato, tempo parziale, stagionalità), né considera l’adeguatezza tra il titolo conseguito e la professione esercitata. Per questo, pur rappresentando un utile strumento per misurare l’efficacia delle politiche educative, i dati ISTAC vanno letti con attenzione critica e integrati in una riflessione più ampia sulle sfide strutturali del mercato del lavoro canario.