Più hotel, più porti, più lusso. Ma a perdere sono l’ambiente e i residenti.

Di Italiano alle Canarie

Saranno 44 i nuovi hotel entro il 2028

La maggior parte delle nuove strutture sarà di categoria alta e si concentrerà a Tenerife e Gran Canaria, tra aree turistiche consolidate, capitali e ambienti rurali.

Le Isole Canarie si preparano a una nuova fase di espansione nel settore turistico. Secondo il rapporto The Hotel Property Telescope 2025, redatto da EY Parthenon, l’arcipelago vedrà l’apertura di 44 nuove strutture ricettive entro il 2028, con un’offerta stimata di oltre 6.000 camere.

Le isole di Tenerife e Gran Canaria concentreranno la maggior parte delle aperture, che includono 27 nuove costruzioni, 6 ristrutturazioni e 11 cambi di destinazione d’uso di immobili esistenti. La fascia prevalente sarà quella delle quattro e cinque stelle.

Localizzazione e progetti principali


Le province di Las Palmas e Santa Cruz de Tenerife si dividono gli investimenti, con una chiara concentrazione in località turistiche consolidate come San Bartolomé de Tirajana, Arona, Adeje, Yaiza, Puerto de la Cruz e Las Palmas de Gran Canaria.

Tra i progetti più ambiziosi si segnala il macrocomplesso turistico a Hoya Grande (Adeje, Tenerife), che prevede la costruzione di quattro hotel, un campo da golf e 5.000 alloggi di edilizia sociale, su un’area di oltre un milione di metri quadrati. L’investimento stimato supera i 300 milioni di euro.

Tenerife: sviluppo al sud e al nord

Nel sud di Tenerife, Arona ospiterà tre nuove strutture: il Tenerife Blue Village, l’HG Arona Park e lo Spring Hotels a Los Cristianos, per un totale di oltre 1.400 camere. A Guía de Isora si prevede il resort di lusso Tierra de Erques (384 camere), mentre a Granadilla de Abona prosegue l’iter del discusso hotel La Tejita.

Nel nord, a Puerto de la Cruz, riaprirà il Gran Hotel Taoro (207 camere) come cinque stelle, accanto al Silken Saaj Martiánez (138 camere).

Gran Canaria e isole orientali: nuovi investimenti

A Gran Canaria, il gruppo Lopesan realizzerà un nuovo complesso da 956 camere a Maspalomas, uno dei più grandi in cantiere.

A Fuerteventura, si segnalano l’Elba Corralejo (478 camere) e un progetto ad Antigua (240 camere). A Lanzarote, si prevede l’apertura del Gloria Palace Costa Teguise (352 camere), dell’Hotel 5E a Playa Blanca (342) e di un resort firmato Canarian Hospitality.

Ospitalità boutique, wellness e rurale

Emergono nuove formule di ospitalità: hotel di piccole dimensioni, strutture benessere e progetti legati al patrimonio rurale e culturale.

Tra i casi più rappresentativi:

Dichosa Wellness Clinic (El Paso, La Palma), hotel cinque stelle con 240 camere orientato alla salute.

Boutique hotel come Casa de los Hernández (Teror, Gran Canaria, 8 camere), Casona Delgado Oramás (San Juan de la Rambla, Tenerife, 6 camere) e Bodega La Geria (Lanzarote, 6 camere), a vocazione enoturistica, tutti di fascia alta.

Recupero urbano e riconversioni

Sull’isola di El Hierro, l’ex monastero di La Frontera sarà trasformato in un complesso turistico da 200 posti letto, distribuiti tra il monastero e ville turistiche.

A Las Palmas de Gran Canaria, si moltiplicano i progetti di riconversione urbana in quartieri storici come Vegueta e Triana, destinati a ospitare hotel boutique a quattro e cinque stelle.

Crescita del settore appartamenti turistici

Parallelamente all’espansione alberghiera, si assiste a un marcato incremento degli appartamenti turistici nelle isole:

La catena Kora aprirà 114 unità ad Arrecife (Kora Maresía) e 110 a Tenerife (Kora Los Gigantes).

Ulteriori sviluppi sono previsti a Teguise (143 unità), San Bartolomé de Tirajana (55), Tuineje (98) e San Miguel de Abona, con il complesso Nivaria Golf & Marina.

Infine, un nuovo apartahotel della catena Livvo è previsto a Vallehermoso (La Gomera), con 108 unità.

Questo segmento, sempre più attrattivo per gli investitori, alimenta ulteriormente la pressione turistica e la trasformazione urbana dell’arcipelago.

Investitori e strategie

Gli investimenti sono guidati soprattutto da gruppi alberghieri canari e spagnoli come Lopesan, Elba, Cordial, Spring Hotels, Silken, Kora, Canarian Hospitality e Livvo.

Ma cresce anche il ruolo degli investitori indipendenti, protagonisti di progetti boutique o rurali, che contribuiscono a una maggiore diversificazione dell’offerta turistica canaria.

Una voracità mascherata da sviluppo

Secondo le istituzioni, questi progetti puntano a rilanciare l’economia e a migliorare la qualità del turismo. Tuttavia, la realtà appare molto diversa.

A fronte di una narrazione ufficiale che parla di “sostenibilità”, “diversificazione” e “qualità”, i numeri raccontano tutt’altro: più hotel, più cemento, più sfruttamento del territorio. La retorica ambientale è ormai ridotta a slogan da convegno, mentre l’arcipelago si trasforma rapidamente in una piattaforma turistica ad altissima densità.

Non si tratta più solo di turismo di massa, ma di una sua evoluzione elitaria e speculativa, dove il concetto di lusso giustifica tutto: consumo di suolo, pressione su risorse idriche, privatizzazione delle coste e marginalizzazione della popolazione residente.

E intanto si ampliano porti, si cambiano i piani urbanistici, si promettono VPO (abitazioni di edilizia residenziale pubblica o sociale), che difficilmente verranno realizzate, e si spinge sempre di più sull’acceleratore del profitto immediato.

Diciamolo chiaramente: non c’è alcun interesse per la tutela ambientale. Solo chi si ostina a non vedere può credere al contrario. Siamo davanti a un modello predatorio e miope, dove stormi di investitori si lanciano come avvoltoi su ciò che resta della bellezza dell’arcipelago.