Deficit record: solo lo 0,31 % di edilizia tra il 2021‑2023
Di Italiano alle Canarie
Crisi della casa, edilizia popolare inesistente e prezzi alle stelle: la realtà che le istituzioni non riescono (o non vogliono) affrontare
Ci ritroviamo a parlare ancora una volta di un tema ormai cronico alle Canarie, ma anche fortemente sentito nel resto della Spagna: il deficit abitativo e la mancanza di alloggi popolari. Un problema strutturale, spesso affrontato dalle istituzioni con proclami, promesse, piani e programmi che però si perdono nei meandri della burocrazia.
“Stiamo lavorando, stiamo implementando…”, ma nella realtà concreta si fa poco o nulla. Tanto che, forse non del tutto a torto, qualcuno finisce per ricordare con amara ironia epoche passate — pur discutibili sotto altri aspetti — in cui però si costruivano alloggi popolari su larga scala, lasciando il sospetto che certe forme di governo, benché autoritarie, abbiano fatto in materia più delle democrazie moderne. Un paradosso inquietante, ma che merita una riflessione.
Il peggior deficit abitativo della Spagna
Tornando all’attualità, le Isole Canarie presentano il più alto deficit abitativo dell’intero territorio spagnolo. Secondo le stime, tra il 2021 e il 2023, la crescita del numero di abitazioni rispetto al numero di famiglie si è fermata a un modesto 0,31%, con appena 7.900 nuove unità abitative costruite in tutto l’arcipelago.
I dati provengono dall’agenzia 22 Degrees, attraverso il rapporto Vivienda Canarias, che afferma chiaramente: “Le Isole Canarie presentano la maggiore carenza di alloggi in Spagna”.
Zero edilizia pubblica
Uno dei fattori principali di questa carenza è l’assenza quasi totale di costruzione di nuove abitazioni, in particolare di edilizia popolare. Come sottolinea il rapporto, non è stata completata nessuna nuova abitazione a carattere sociale negli ultimi tre anni. L’ultima risale al gennaio 2022, secondo l’Istituto Statistico delle Canarie (ISTAC).
Da allora, sono passati tre anni prima che venissero avviati nuovi progetti. Nel gennaio 2025 sono state iniziate 159 abitazioni pubbliche, seguite da 85 a febbraio e 76 a marzo. Numeri che restano comunque largamente inferiori rispetto all’edilizia privata: nello stesso trimestre si sono avviate 365, 535 e 152 unità abitative rispettivamente.
Un patrimonio abitativo insufficiente
Secondo il censimento del 2021, le Canarie contavano 1.088.728 abitazioni, ovvero 49,9 abitazioni ogni 100 abitanti, una cifra inferiore alla media nazionale, che si attesta a 56,1.
I dati più recenti evidenziano che tra il 2020 e il 2023 il parco immobiliare è cresciuto appena dello 0,7%, ben al di sotto del necessario per far fronte all’aumento demografico.
Il rapporto “Situación Canarias 2025” elaborato da BBVA conferma questa tendenza: “La scarsa attività edilizia coprirà poco più del 20% della domanda di abitazioni principali tra il 2021 e il 2026”. Ma c’è di più: la domanda di abitazioni principali rappresenta solo il 60% del totale, mentre il restante 40% proviene da stranieri e da chi cerca una seconda casa.
Prezzi in continua crescita
Il divario tra la crescita della popolazione e la mancanza di nuove abitazioni è solo uno dei tanti segnali di una profonda crisi abitativa nelle Canarie. L’arcipelago è tra le comunità autonome in cui il prezzo delle case è aumentato di più.
Tra il 2020 e il 2024, l’IPC (Indice dei Prezzi al Consumo) è cresciuto del 19,6%, mentre il valore medio delle abitazioni ha registrato un +13,3% nell’ultimo trimestre del 2024, con un ulteriore +11,3% nel primo trimestre del 2025.
Affitti alle stelle
Le difficoltà di accesso alla proprietà spingono sempre più cittadini verso l’affitto. Attualmente, il 29% della popolazione canaria vive in affitto, ben al di sopra della media nazionale del 18%.
Tuttavia, anche in questo ambito i prezzi non danno tregua: a Las Palmas, l’affitto medio ha raggiunto 1.128 euro, molto vicino al nuovo record nazionale di 1.155 euro. A Tenerife, la media è di 1.083 euro.
Il rapporto individua come cause principali della crisi: la mancanza di suolo edificabile, l’eccessiva burocrazia, normative urbanistiche troppo restrittive, la pressione del turismo e la crescente presenza di acquirenti stranieri.
Un insieme di fattori che soffoca la possibilità di accesso a un’abitazione dignitosa per ampie fasce della popolazione e che, almeno finora, non trovache prop risposte efficaci da parte delle istituzioni.