Il nuovo censimento rivela un sistema fuori controllo: oltre il 53% degli scarichi in mare non è autorizzato
Di Italiano alle Canarie
Il Governo delle Canarie ha presentato lunedì 21 luglio 2025 l’aggiornamento del censimento degli scarichi di acque reflue a mare. I dati rivelano una realtà allarmante: l’arcipelago conta attualmente 403 punti di scarico, dei quali 216 non sono autorizzati. In altre parole, più del 53% degli scarichi in mare operano senza alcun permesso legale, sollevando serie preoccupazioni sulla gestione ambientale e sulla qualità delle acque costiere.
Il consigliere alla Transizione Ecologica ed Energia, Mariano Hernández Zapata, ha spiegato che 361 scarichi risultano attivi, ma solo 112 sono regolarmente autorizzati, mentre 75 sono in fase di autorizzazione – un processo che può durare dai sei agli otto mesi. L’obiettivo del governo regionale è che, entro il 2027, l’85% degli scarichi non autorizzati siano almeno in fase di regolarizzazione e che almeno il 60% ottenga il via libera definitivo.
Regolarizzare ma non intervenire
L’obiettivo politico è chiaramente orientato più alla regolarizzazione amministrativa che a un vero intervento ecologico o ambientale.
In pratica, il governo punta a rendere “legalmente tollerabili” gli scarichi esistenti senza necessariamente ridurne il numero, migliorarne la qualità o eliminarli quando inquinano. È un approccio che legittima l’esistente più che trasformarlo. E il fatto che si parli di “regolarizzazione” e non di “bonifica” o “sostituzione con impianti di depurazione efficaci” conferma che la priorità resta burocratica, non ecologica.
A dominare: gli scarichi urbani
Il 64% degli scarichi proviene da acque reflue urbane, sotto responsabilità di comuni e cabildos insulari. Il resto è composto da scarichi privati, industriali o misti. Alla base di questa situazione si segnalano la mancanza di infrastrutture di depurazione adeguate e la carenza di tecnici qualificati per istruire le pratiche di autorizzazione.
Dal 2021, sono stati chiusi 31 punti di scarico, ma – come ha puntualizzato Ángel Montañés, direttore generale per la Lotta al Cambiamento Climatico – “chiuso non significa inattivo”, dato che alcuni possono continuare a scaricare in maniera sporadica.
Sorveglianza speciale su 20 scarichi critici
Il Governo delle Canarie ha deciso di intensificare il monitoraggio su 20 scarichi prioritari, selezionati per il loro impatto ambientale e la loro situazione amministrativa critica. Tra questi, spiccano il canale di scarico nella zona del Teatro Pérez Galdós a Las Palmas de Gran Canaria e quello di Cabo Llanos a Santa Cruz de Tenerife.
Tenerife e Gran Canaria: le più colpite
A livello territoriale, l’isola più colpita è Tenerife, con 180 scarichi, seguita da Gran Canaria con 115. Insieme, concentrano l’81,7% del totale. Seguono Fuerteventura (40), Lanzarote (36), La Palma (18), La Gomera (10) e El Hierro (5).
Un nuovo strumento per la trasparenza
È stato reso disponibile al pubblico un mappa interattiva sul portale Grafcan, che permette di consultare lo stato amministrativo, la localizzazione e la titolarità di ogni scarico. Lo strumento è pensato per migliorare la coordinazione tra enti locali, cabildos e amministrazioni pubbliche, e per facilitare il processo di regolarizzazione.
Zapata ha però chiarito che la sua consejería non ha competenze né per depurare le acque né per realizzare infrastrutture fognarie, ma solo per autorizzare gli scarichi. Il controllo della qualità delle acque balneabili spetta alla Direzione Generale della Sanità Pubblica, mentre le sanzioni per scarichi illegali ricadono sulla Agenzia Canaria di Protezione dell’Ambiente.
Un nuovo decreto e un modello di governance più efficace
Il Governo delle Canarie sta lavorando a un nuovo decreto sugli scarichi e a una roadmap che include riunioni tecniche con le amministrazioni locali per supportare il processo di regolarizzazione. Tuttavia, parlare di “governance efficace” che tuteli il mare concentrandosi quasi esclusivamente sulla regolarizzazione degli scarichi appare fuorviante: l’enfasi burocratica non si traduce automaticamente in una reale tutela ambientale o in interventi di risanamento concreti.
Questo aggiornamento del censimento rappresenta non solo una fotografia attuale del problema, ma anche uno strumento fondamentale per ridurre l’impatto ambientale degli scarichi e migliorare la gestione delle acque reflue nel territorio canario. La cittadinanza potrà seguire i progressi in tempo reale ed esercitare pressione per una maggiore assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, in quello che è ormai uno dei fronti ecologici più urgenti dell’arcipelago.