La Spagna supera (e di molto) l’Italia e punta all’avanguardia europea nei diritti genitoriali

Di Italiano alle Canarie

La Spagna compie un nuovo passo avanti nella tutela dei diritti genitoriali. Il Consiglio dei Ministri ha approvato martedì 29 luglio l’estensione del congedo per la nascita e la cura del minore da 16 a 17 settimane, portando allo stesso livello la durata del congedo per madri e padri. Si tratta di una misura già in vigore che rafforza ulteriormente la posizione della Spagna tra i paesi europei più avanzati in materia di equità familiare e sostegno alla genitorialità.

Parità tra genitori: stessi diritti, stesso tempo

Fino al 2025, in Spagna il congedo per la nascita era già fissato a 16 settimane interamente retribuite al 100% per entrambi i genitori, una delle durate più avanzate in Europa. La nuova misura non modifica le condizioni economiche, ma ne amplia la durata.

Con questa nuova estensione, sia le madri che i padri potranno godere di 17 settimane di congedo retribuito. Le prime sei settimane saranno obbligatorie e consecutive dopo il parto, mentre le restanti undici potranno essere utilizzate in modo flessibile entro il primo anno di vita del bambino. La misura rafforza la parità di genere e promuove una nuova cultura della corresponsabilità familiare.


Famiglie monoparentali: più tempo per crescere

Un altro aspetto rilevante è l’estensione del congedo per le famiglie monoparentali, che passerà da 26 a 32 settimane. Una decisione che tiene conto delle difficoltà aggiuntive affrontate da un solo genitore nel prendersi cura di un neonato, promuovendo maggiore equità sociale.

Novità anche per il congedo parentale

La riforma introduce inoltre la retribuzione per due settimane del congedo parentale, finora interamente non retribuito. Questo cambiamento rappresenta un primo passo verso una revisione più ampia delle politiche familiari, rendendo il congedo accessibile a un numero maggiore di famiglie.

Spagna in testa al confronto europeo

Con questa riforma, la Spagna si posiziona tra i paesi europei più progressisti in tema di congedi per la genitorialità. In Italia, il congedo di paternità obbligatorio resta fermo a soli 10 giorni lavorativi. In Francia, i padri possono usufruire di 25 giorni (o 32 in caso di parto multiplo), ma con limitazioni pratiche. In Germania, esiste un sistema flessibile basato su indennità, ma che non sempre garantisce pari accesso tra uomini e donne.

Il modello spagnolo, che ha equiparato maternità e paternità già nel 2021, si distingue per chiarezza, equità e visione a lungo termine. Promuove una genitorialità condivisa, moderna e culturalmente più evoluta.

Una riforma simbolo in un periodo difficile

L’accordo tra PSOE e Sumar, che ha portato a questa riforma, è il frutto di lunghi negoziati all’interno della coalizione di governo. Arriva in un momento politicamente delicato per l’esecutivo di Pedro Sánchez, alle prese con scandali che hanno colpito il PSOE nelle ultime settimane. L’approvazione del decreto rappresenta anche un segnale strategico: il governo rilancia la propria agenda sociale, rivendicando coerenza e impegno sui temi della famiglia e dell’uguaglianza.

Un passo giusto, ma a basso costo

Questa estensione del congedo di una settimana è senza dubbio una buona notizia: rafforza un diritto e promuove l’equità. Tuttavia, è anche una riforma praticamente a costo zero per lo Stato, dal forte impatto simbolico ma con un impatto economico limitato. Le vere riforme — quelle che richiedono di mettere mano ai nodi strutturali del welfare, alle politiche abitative, all’occupazione femminile — restano al palo. In un paese dove la natalità è in costante calo, è su quel terreno che si gioca la partita più difficile, e finora più elusa.