Dal cuore delle Canarie alle strade di Bristol e New York, l’emergenza abitativa si trasforma in un disastro sistemico ignorato da chi può permettersi di far finta di nulla.
Di Italiano alle Canarie
Introduzione
Vivere in un’autocaravan non è più una scelta, ma una necessità. Nelle Canarie, come in tante aree dell’Occidente, migliaia di persone sono costrette a farlo a causa della povertà crescente e dell’assenza di politiche abitative efficaci. Il fenomeno è ormai strutturale e in espansione.
Canarie: case su ruote
Solo a Gran Canaria si stimano oltre 11.000 veicoli abitazione. Non più turisti, ma residenti, pensionati, famiglie, persone in difficoltà. Il Governo regionale sta tentando una regolamentazione, ma la risposta resta insufficiente rispetto alla portata del problema.
Troppo caro per vivere
L’impennata del turismo ha reso il mercato immobiliare inaccessibile. Gli affitti raddoppiati e la carenza di alloggi pubblici costringono molti a cercare rifugio in camper e furgoni. Mancano aree attrezzate e le sanzioni per la sosta illegale si moltiplicano.
Il contagio britannico
A Bristol oltre 700 roulotte stazionano nelle zone più popolate. Nel Regno Unito il fenomeno si diffonde come segnale di un sistema economico che sta crollando sotto il peso delle disuguaglianze. Le politiche pubbliche, nel frattempo, si piegano agli interessi di grandi investitori immobiliari.
Anche gli USA nella tempesta
Negli Stati Uniti il problema è cronico. New York, Chicago, Boston e le città della California ospitano decine di migliaia di persone nei veicoli. I programmi di “safe parking” cercano di tamponare un’emergenza diventata permanente. Anche qui, chi cerca soluzioni viene criticato da chi può permettersi l’indifferenza.
Conclusione
Quella che una volta era una crisi passeggera è oggi una condizione permanente. Non possedere nulla non rende felici. Eppure l’Occidente sembra essersi arreso. Le autocaravan non sono libertà: sono la prova che la povertà ha vinto.
Buona fortuna a tutti.