Un angolo remoto di Gran Canaria, lontano dal turismo di massa

Di Italiano alle Canarie

Questo borgo nel sud di Gran Canaria, lontano dalle rotte del turismo di massa – forse proprio perché il vento ne è il protagonista indiscusso – conserva un fascino autentico, seppur segnato da un lento e costante declino che, da qualche anno, avvolge gran parte dell’isola. Un contrasto costante tra bellezza e usura che qui si percepisce a ogni passo.

La vita quotidiana: un saluto che apre la giornata

Al Castillo del Romeral, le giornate si aprono con un saluto. Appena ci si incammina per le sue strade, un “buongiorno” arriva puntuale. Il sole picchia, il vento solleva polvere, ma qui la gente si riconosce, si ferma e parla con naturalezza, perpetuando un’abitudine che racconta la dimensione umana del luogo.

Un’eredità di sale e mare

Il paese, un lembo di costa nel comune di San Bartolomé de Tirajana, porta sulle spalle secoli di storie. Fondato attorno alle antiche saline, sfruttate fin dal 1537 e per secoli cuore economico del luogo, fu protetto da una fortezza costruita alla fine del XVII secolo, su autorizzazione di Carlo II, per respingere gli attacchi dei pirati nordafricani. La Casa Fuerte di Santa Cruz del Romeral, iniziata nel 1681 e completata pochi anni dopo, divenne un presidio fondamentale per difendere il sale e i pescatori. Comandanti come Antonio Lorenzo Bethencourt guidarono la guarnigione in momenti difficili, mentre la torre vigilava sul mare e sul destino del borgo. Oggi restano solo un monumento sulla spiaggia e qualche pannello in cima alla passeggiata, silenziosi custodi di una storia poco conosciuta.


Tra rosmarino e vento

Il toponimo Romeral viene associato sia al profumo del rosmarino, pianta aromatica diffusa nella zona, sia al nome di un pesce un tempo comune nelle reti locali, due possibili origini che la tradizione popolare ha tramandato. Nel cuore del paese si trova La Caleta, la spiaggia storica. Oggi i più giovani tendono a preferire le piscine naturali, mentre in passato le serate estive si trascorrevano lì, tra chitarre e feste popolari improvvisate, senza che ciò suscitasse lamentele. Il vento è una costante, al punto che l’area è considerata tra le più ventose di Gran Canaria. Nei dintorni, le file di turbine eoliche testimoniano la forza della corrente costiera che scandisce la vita del borgo, elemento tanto identitario quanto respingente per il turismo di massa.

Feste che nascono dal cuore

A settembre, durante le feste di San Michele Arcangelo, il paese esplode di vita: verbena, processione marinara, sancocho e fuochi. Tornano i figli lontani, arrivano i curiosi e il Castillo batte più forte. Sono giorni in cui le vie si riempiono di voci e profumi, e il vento sembra portare con sé frammenti di storie di mare, mescolando sacro e profano.

Cultura e sport: un borgo che si muove

Negli anni si sono tentati impulsi alla cultura e allo sport: incontri pubblici, musica all’aperto, un Club di Lotta Canaria e un torneo internazionale femminile di basket Under 14. Iniziative preziose ma sporadiche, segno che qui far attecchire progetti continuativi non è semplice. E mentre si cerca di alimentare la vita culturale e sportiva, le ferite restano evidenti: le piscine naturali, simbolo del borgo, presentano rocce sparse, gradini danneggiati e panchine ricoperte di pietre. Secondo quanto segnalato alla municipalità, la situazione è rimasta invariata. È un contrasto evidente tra l’orgoglio identitario e infrastrutture trascurate, segno di un degrado che sta prendendo il sopravvento – fenomeno ormai comune a molti luoghi dell’isola – e che nemmeno il vento, per quanto forte, riesce a sanare.

Il molo e la pesca: un’identità che resiste

Eppure, d’estate, restano il rifugio di famiglie locali e visitatori, che vi trovano un angolo autentico lontano dalla frenesia turistica. Poco più in là, al molo, la giornata inizia prima dell’alba, quando il rumore delle onde si mescola al ronzio dei motori e alle voci dei pescatori. Imbarcazioni con equipaggi giovani e per lo più figli di pescatori tengono viva una tradizione che resiste nonostante i cambiamenti economici. La pesca non è più il motore di un tempo, ma resta un pilastro: il pescato si vende ancora prima di essere scaricato – vieja, salema, medregal – e non avanza mai nulla.

Un modo di vivere

I bambini si fermano a osservare le barche e pongono domande curiose; gli adulti rispondono con pazienza, intrecciando spiegazioni e aneddoti. In questo contesto, la pesca non è soltanto un mestiere ma un patrimonio culturale. È così che si percepisce l’essenza autentica di Castillo del Romeral: un luogo che, pur nelle sue dimensioni ridotte, custodisce un intero universo di legami, storie, vento e mare.