Dati alla mano, un settore che arricchisce pochi e impoverisce molti
Di Italiano alle Canarie
Gli ultimi dati ufficiali dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE), aggiornati a fine 2024, smascherano il paradosso del turismo spagnolo: stipendi in aumento nominale, ma potere d’acquisto in caduta libera.
Inflazione più veloce degli stipendi: una corsa persa in partenza
Tra il 2019 e il 2024, le retribuzioni nelle principali aree del turismo sono cresciute tra il 10,2% (settore degli alloggi) e il 19,1% (ristorazione). Peccato che, nello stesso periodo, i prezzi siano saliti del 21,3%, cancellando ogni guadagno reale e bruciando fino al 10% del potere d’acquisto.
Agenzie di viaggio: l’unica che galleggia… per ora
Tra alloggi, ristorazione e agenzie di viaggio, solo queste ultime raggiungono la media nazionale: 27.704 euro annui lordi, appena sopra i 27.559 dell’economia complessiva. Negli ultimi cinque anni hanno visto un aumento del 17%, ma oltre un quarto del costo del lavoro (27,2%) non è salario. Intanto, alloggi e ristorazione sprofondano: rispettivamente -25% e -39% rispetto alla media.
Settore alloggiativo: il divario che non si colma
Nel settore degli alloggi turistici – hotel, appartamenti vacanza, ostelli, campeggi e altre strutture ricettive – gli stipendi sono passati da 20.590 a 22.700 euro lordi annui. Una crescita inferiore ai costi del lavoro (+12%), con solo il 71,5% delle spese del datore di lavoro che arriva realmente nelle tasche del dipendente.
Ristorazione: il cimitero delle ambizioni
Con 16.777 euro lordi annui, la ristorazione è il fanalino di coda del turismo e uno dei peggiori settori dell’intera economia nazionale. L’aumento del 19% è inutile quando i costi del lavoro crescono del 21,3% e il divario dalla media salariale resta abissale. Eppure, tanti italiani continuano ostinatamente a venire a lavorare qui: una scelta miope, priva di futuro, che li condanna a una vita di fatica malpagata e illusioni infrante.
Conclusione: il grande inganno turistico
L’INE è chiaro: nessuno dei tre comparti ha salvato il potere d’acquisto. Il turismo, pur generando miliardi e sventolando la bandiera di “motore dell’economia spagnola”, resta una macchina che ingrassa pochi e lascia le briciole a molti. I profitti si concentrano nelle mani delle grandi catene e degli investitori internazionali, mentre chi tiene in piedi il settore – soprattutto nella ristorazione – sopravvive con stipendi da fame. Stesso copione da decenni: i “pesci grossi” ingrassano, i “peones” arrancano. Ma fino a quando prima che il castello di carte crolli?