Il record dei numeri, non dei benefici.
Di Italiano alle Canarie
L’inaugurazione della nuova stazione marittima di Las Palmas de Gran Canaria, prevista per ottobre 2025, viene presentata come un successo: il terminal crocieristico più grande d’Europa, un’infrastruttura moderna e autosufficiente dal punto di vista energetico. Ma dietro la retorica dei record si nasconde una contraddizione evidente: si parla di turismo sostenibile e responsabile, mentre si costruiscono spazi giganteschi per accogliere sempre più masse di crocieristi. Due visioni che cozzano apertamente.
Turismo effimero
Il fenomeno delle crociere è tanto appariscente quanto effimero. I turisti sbarcano la mattina e la sera sono già a bordo, pronti a ripartire. Non hanno quindi il tempo materiale per scoprire l’isola o visitare altri luoghi, e così non si generano volumi turistici significativi. Consumano poco sul territorio: qualche caffè, una bibita, un panino, mentre i pasti e i servizi restano inclusi a bordo. L’impatto reale sull’economia è quindi marginale.
Migliaia di persone si concentrano nello stesso punto, intorno al porto e alla spiaggia di Las Canteras, affollando gli spazi senza lasciare un ritorno proporzionato. Inoltre, il profilo demografico prevalente dei passeggeri — con una quota significativa di over 55 — riduce ulteriormente la propensione allo spostamento autonomo. Molti optano per passeggiate brevi in prossimità dello scalo o per escursioni “chiavi in mano” vendute dalle stesse compagnie, che li incanalano in circuiti prestabiliti dove spendono soprattutto ciò che conviene agli armatori e non al commercio locale. La combinazione di tempi ristretti e bassa mobilità rende improbabile la visita a zone interne o comuni periferici, azzerando l’effetto volano su pernottamenti, offerta culturale, ristorazione di qualità e commercio diffuso.
Chi vince davvero
A guadagnarci sono soprattutto gli armatori e le grandi compagnie di crociera, che moltiplicano le tratte e riempiono le navi. I crocieristi, come detto, restano poche ore e questo limita drasticamente la loro incidenza economica. L’ampliamento del porto, dunque, non è il segno di un turismo equilibrato, ma l’ennesima corsa a rincorrere i numeri, a scapito di un modello realmente sostenibile.
Il paradosso
Si rivendica il primato del “più grande terminal crocieristico d’Europa” e allo stesso tempo si riempiono i discorsi ufficiali di parole come sostenibilità e responsabilità. Ma la realtà quotidiana mostra altro: un turismo veloce, di passaggio, che consuma lo spazio urbano e lascia alle spalle solo un fugace movimento di persone. Gran Canaria si ritrova così a celebrare un record che rischia di essere più di immagine che di sostanza, mentre il dibattito su quale turismo vogliamo rimane in secondo piano.
Conclusione
Il nuovo terminal è un simbolo di modernità e ambizione, ma anche la prova tangibile di un modello che privilegia la quantità alla qualità. La sfida, ora, non è solo accogliere più navi e più turisti, ma decidere quale tipo di turismo vogliamo davvero: uno che affolla le strade per poche ore o uno che lascia un’eredità concreta e duratura al territorio e ai suoi abitanti.