Perché le Canarie restano fuori dal collasso elettrico che scuote la penisola? L’assenza di grandi industrie e un sistema insulare differenziato spiegano perché l’Arcipelago non subisce la saturazione che soffoca regioni come Paesi Baschi, Aragona o Catalogna.
Di Italiano alle Canarie
La mappa del collasso elettrico ha sollevato timori nella maggior parte delle comunità peninsulari, dove la rete è ormai al limite e non regge nuove connessioni. Un allarme che non ha investito le Canarie, rimaste fuori da questa crisi. Ma fino a quando?
Un sistema separato
Ogni isola funziona come un piccolo mondo a sé — salvo Lanzarote e Fuerteventura, collegate tra loro. Questo modello, frammentato ma autonomo, consente un controllo più diretto sulla produzione e distribuzione di energia. Un vantaggio, certo, ma anche un limite: l’insularità protegge oggi dal collasso, ma allo stesso tempo rende ogni territorio più esposto in caso di emergenze.
I dati di Red Eléctrica de España (REE) confermano che nel 2024 la disponibilità della rete di trasporto nelle Canarie è stata del 98,7%. Un margine rassicurante, soprattutto se paragonato alla penisola, dove oltre l’80% dei nodi della rete è già saturo. Resta aperta però la domanda: quanto durerà questa sicurezza senza investimenti strutturali?
Meno pressione industriale
Il “vantaggio” delle Canarie risiede anche nella loro economia: turismo, commercio e servizi. Settori che consumano, ma non spingono la rete al limite come le industrie pesanti.
Il confronto con i Paesi Baschi è eloquente: lì la siderurgia, la chimica e l’automotive richiedono potenza continua e reti ad alta tensione. Qui, invece, bar, hotel e centri commerciali operano a bassa e media tensione, riducendo la pressione. Tuttavia, questa apparente stabilità energetica è figlia della monocultura turistica, che mostra già tutte le sue fragilità sociali ed economiche.
Popolazione concentrata
La concentrazione demografica nelle due isole maggiori, Tenerife e Gran Canaria, facilita la pianificazione della distribuzione elettrica. Le isole minori, più vulnerabili, si affidano a centrali di riserva e sistemi d’emergenza, che sono soluzioni tampone, ma che non equivalgono a una vera resilienza.
Una penisola sotto pressione
Nella Spagna continentale la saturazione della rete è ormai un freno conclamato. Catalogna, Aragona, Andalusia e Paesi Baschi competono per ogni megawatt, mentre gigafactory, centri dati e grandi progetti industriali restano bloccati da una rete satura. L’83% dei punti di connessione è già pieno: un paradosso per un Paese che ama presentarsi come leader della transizione energetica europea.
Le sfide delle Canarie
Il fatto che le Canarie non soffrano ancora di questo collasso non significa che possano permettersi compiacenza. L’Arcipelago resta legato ai combustibili fossili, con centrali obsolete a fuel e gasolio. La modernizzazione promessa avanza lentamente, mentre i costi economici e ambientali gravano sulla popolazione.
Altro nodo irrisolto è l’assenza di sistemi di accumulo: senza batterie o infrastrutture adeguate, l’energia rinnovabile prodotta e non consumata si disperde. Così, mentre la penisola collassa sotto il peso delle sue industrie, le Canarie rischiano di galleggiare in una fragile bolla energetica, in attesa che un blackout ricordi loro, che l’autosufficienza resta per ora, un miraggio.