Di Italiano alle Canarie

Il fisco spagnolo chiude con forza la campagna delle dichiarazioni dei redditi. Tra gennaio e luglio registra un gettito IRPEF superiore del 75% rispetto all’ultima fase del governo Rajoy. Quest’ultimo era stato accusato di aver aumentato la pressione fiscale nei primi anni della crisi, con misure come l’aumento dell’IVA dal 18% al 21% nel 2012 e l’incremento temporaneo delle aliquote IRPEF, nonostante in campagna elettorale avesse promesso di non toccare le tasse. I dati provengono dai rapporti ufficiali dell’Agenzia Tributaria spagnola.

La linea del Governo

La filosofia della vicepresidente e ministra delle Finanze, María Jesús Montero – secondo cui il denaro è meglio nelle mani dello Stato che in quelle dei contribuenti – trova conferma nell’ultimo rapporto mensile dell’Agenzia delle Entrate. Il documento, relativo al mese di luglio, fotografa l’andamento della campagna di dichiarazioni, oltre ai versamenti delle piccole e medie imprese (PMI) del secondo semestre. Il risultato è un nuovo record nella riscossione, in particolare per quanto riguarda l’IRPEF.

Entrate in crescita

La novità di questo mese, dopo la conclusione della campagna il 30 giugno, è il livello delle entrate, sottolinea l’Agenzia. Normalmente la campagna si chiude con più rimborsi ai contribuenti che incassi. Lo scorso anno, ad esempio, il saldo per lo Stato era stato negativo per 1,1 miliardi. Stavolta, invece, il fisco ha registrato un avanzo di 1,37 miliardi.


Il dato chiave è l’aumento delle entrate da parte dei contribuenti a cui la dichiarazione è risultata a debito: la crescita non è stata solo significativa, ma eccezionale, con un +25,4%. L’Agenzia spiega che la spinta arriva dai redditi non interamente soggetti a ritenute o acconti, in particolare dalle attività immobiliari, imprenditoriali e soprattutto dalle plusvalenze derivanti dalla vendita di immobili.

L’assenza di deflazione fiscale

Non viene menzionato, invece, un altro fattore determinante: la mancata deflazione fiscale. Il Governo Sánchez continua a rifiutare l’adeguamento degli scaglioni IRPEF all’inflazione. Dal 2021 l’aumento dei prezzi accumulato sfiora il 20%, senza alcun correttivo. Ángel de la Fuente, direttore di Fedea, osserva che anche con la riduzione prevista per i redditi bassi, il risultato finale è evidente: “La mancata deflazione ha costretto la grande maggioranza dei contribuenti a pagare un’aliquota media significativamente più alta, con un impatto proporzionalmente maggiore sulle famiglie meno abbienti”.

I numeri del record

Il rapporto segnala che le sole entrate IRPEF hanno raggiunto quota 91,2 miliardi di euro, il 12,4% in più rispetto al 2024 e ben il 75% sopra i 52 miliardi del 2018, ultimo anno del governo Rajoy (Fonte: Agencia Tributaria, Informe mensual de recaudación – luglio 2025). Il gettito complessivo, pari a 182,3 miliardi fino a luglio, cresce dell’11% rispetto allo scorso anno ed è nettamente superiore ai 117 miliardi del 2018. L’IRPEF rappresenta oltre la metà del totale.

Conclusione

Alla fine, che governi la destra o la sinistra, la sostanza cambia poco: sono due facce della stessa medaglia. Tutti aumentano, nessuno riduce. La giustificazione è sempre la stessa: lo chiede l’Europa per mantenere i conti sotto controllo. Ma la domanda vera resta inevasa: chi governa davvero in Europa? Qualunque sia il colore politico, una cosa è certa: vogliono sempre di più.