Un Parlamento che alza la voce contro la violenza a Gaza, ma intanto le importazioni da Israele crescono, soprattutto a colpi di patate.
Di Italiano alle Canarie
La condanna a metà
Il Parlamento delle Canarie ha approvato una dichiarazione istituzionale che denuncia la “violenza sistematica” di Israele contro i palestinesi. Parole dure, ma senza la forza di chiamare le cose col loro nome: niente genocidio, nessuna richiesta di pressione internazionale. Una condanna monca, che arriva proprio quando i rapporti commerciali con Israele continuano a fiorire.
Il paradosso delle patate
Nel secondo trimestre del 2025 le importazioni da Israele hanno toccato i 3,43 milioni di euro, secondo la Corporación Tecnológica de Canarias (Cotec). Di questa cifra, quasi il 70% è rappresentato da patate. Rispetto allo stesso periodo del 2024, l’aumento è del 22%, con le patate cresciute addirittura del 37%. Un ciclo che oscilla di anno in anno, ma che in passato ha già toccato cifre vicine ai 10 milioni di euro. Mentre si condanna la violenza, si continuano a importare prodotti agricoli.
Produttori locali indignati
Chi vive di agricoltura alle Canarie non guarda alla geopolitica, ma al mercato. I produttori chiedono di fermare le importazioni non solo da Israele, ma anche da Regno Unito ed Egitto, quando c’è ancora prodotto locale disponibile.
Lo stesso consigliere all’Agricoltura, Narvay Quintero, ha ribadito l’appello a non inondare il mercato con patate estere mentre quelle canarie restano invendute.L’elenco non si ferma qui: oltre alle patate, arrivano anche ortaggi a radice, nitriti, nitrati e saponi, rafforzando la dipendenza dall’estero mentre i campi locali faticano a trovare spazio sul mercato.
Un doppio binario ipocrita
Da un lato, associazioni e movimenti filopalestinesi invocano il boicottaggio dei prodotti israeliani, soprattutto quelli provenienti dai territori occupati.
Dall’altro, le istituzioni locali si limitano a parole simboliche senza alcuna conseguenza pratica, mentre gli affari continuano indisturbati. Lo stesso schema si ripete nello sport: dalla Vuelta 2026, che Gran Canaria ha minacciato di respingere in caso di squadra israeliana, al basket, dove il CB Canarias dovrà affrontare il Bnei Herzliya tra possibili proteste delle tifoserie.
Parole dure, affari intatti
Le Canarie condannano Israele a parole, ma a fatti fanno affari. Un paradosso che mette a nudo la solita ipocrisia: gridare indignazione nelle aule parlamentari e allo stesso tempo alimentare, con milioni di euro, il commercio con chi si accusa di massacrare un popolo. Questa è la doppia morale che troppo spesso accompagna la politica.