Tra proclami istituzionali e realtà quotidiana, un sostegno che non scalfisce di un millimetro la povertà diffusa

Di Italiano alle Canarie

Il Comune di Las Palmas de Gran Canaria e il Cabildo hanno annunciato con toni ufficiali un piano di emergenza sociale che prevede contributi fino a 1.250 euro per le famiglie in difficoltà. Sono stati stanziati oltre 700.000 euro complessivi, una cifra che sulla carta sembra significativa, ma che alla prova dei fatti appare come un secchio bucato, perché il mare della povertà e della precarietà non si svuota con misure tampone di questo tipo.

Il contributo

Gli aiuti oscilleranno tra i 312 e i 1.250 euro, destinati a coprire alimenti, vestiti, bollette, spese condominiali o persino mobili essenziali. Si tratta di aiuti una tantum, cioè concessi una sola volta e finalizzati, con la possibilità in casi eccezionali di un secondo contributo qualora non vi siano altre risorse disponibili. In pratica, un piccolo cerotto su una ferita profonda che riguarda sempre più cittadini. Dall’Isleta a Schamann, da Guanarteme a Vegueta, ogni quartiere porta in sé i segni di una vulnerabilità crescente.

I requisiti e la burocrazia


Per accedere al contributo occorre passare dal filtro dei servizi sociali, con un punteggio di valutazione socio-economica che assegna punti in base alla situazione familiare ed economica. Tutto regolare, tutto “giusto”. Ma la realtà è che decine di famiglie non riescono neppure a superare le maglie della burocrazia: un paradosso crudele in una città in cui la povertà non è un’eccezione, ma una condizione diffusa.

La sproporzione

Settecentomila euro per una capitale che supera i 380.000 abitanti equivalgono a pochi spiccioli a testa. Nel frattempo, l’inflazione continua a divorare stipendi e pensioni, gli affitti restano alle stelle e i supermercati della città si contendono la maglia nera della spesa più cara di Spagna. A confronto, questo piano di emergenza sociale è come versare un bicchiere d’acqua nell’oceano Atlantico sperando di alzarne il livello.

La contraddizione della città vetrina

Las Palmas si presenta come una capitale moderna, proiettata sul turismo internazionale, con crociere di lusso, grandi eventi e progetti urbanistici faraonici. Ma dietro la vetrina patinata, la realtà è che una parte significativa della popolazione sopravvive solo grazie a sussidi come questo. Un contrasto che si fa sempre più evidente: i quartieri popolari arrancano, mentre la città del turismo luccica.

L’ipocrisia delle soluzioni tampone

È positivo che le istituzioni locali riconoscano la necessità di sostenere chi non ce la fa. Ma la verità è che non basta. Questo piano è una goccia nell’oceano della disuguaglianza sociale, un palliativo che non affronta le cause profonde: salari bassi, precarietà cronica, affitti fuori controllo e un sistema economico che continua a privilegiare il turismo e gli interessi esterni rispetto ai bisogni dei residenti. Eppure chi fa parte di queste istituzioni sono persone di questa città o di quest’isola, come la sindaca Carolina Darias, che dovrebbero conoscere molto bene la situazione reale del territorio. Appare sconcertante che vengano proposte iniziative tanto deboli, davvero da cerotto strappato: un segno inequivocabile di distanza siderale dalla gente, ma sufficiente per sentirsi a posto con la coscienza.

Finché non si interverrà radicalmente, ogni aiuto straordinario rimarrà un gesto simbolico, utile a lavarsi la coscienza come Ponzio Pilato, ma incapace di invertire la rotta.