Un palliativo temporaneo, non una risposta strutturale alla crisi degli immobili nell’arcipelago

Di Italiano alle Canarie

Il nuovo Piano Statale per l’Edilizia 2026-2030 porterà alle Canarie un investimento di 371 milioni di euro nei prossimi quattro anni, triplicando le risorse rispetto al piano precedente. Di questa somma, 148,4 milioni dovranno essere garantiti dal Governo delle Canarie, nell’ambito del sistema di cofinanziamento che prevede un contributo del 60% da parte dello Stato e del 40% a carico delle comunità autonome e delle città di Ceuta e Melilla.

Un piano ancora da definire

Le linee guida del nuovo piano nell’Arcipelago restano da tracciare. In Parlamento, poche settimane fa, è emerso che i gruppi politici non si sono ancora riuniti per stabilire la strategia da seguire. Una lacuna significativa, soprattutto in un contesto in cui i prezzi delle abitazioni alle Canarie figurano tra i più alti di Spagna, aggravati dalla pressione delle case vacanza e dalla crescente domanda di acquisto da parte di stranieri.

Le richieste delle Canarie


Il consejero regionale alla Casa, Pablo Rodríguez, ha sottolineato che il piano “nasce senza il necessario consenso” e che l’obiettivo dell’Esecutivo è raggiungere un testo condiviso, rispettoso delle singolarità insulari.

Il Governo delle Canarie ha chiesto maggiore flessibilità affinché il Piano Statale diventi un quadro di coordinamento con le politiche già applicate a livello locale, evitando l’imposizione di misure che possano ostacolare i progressi ottenuti. Rodríguez ha inoltre evidenziato le difficoltà delle isole non capitaline, dove la costruzione è penalizzata dalla scarsità di manodopera, dalla mancanza di materiali e dall’aumento dei costi.

La ripartizione tra le comunità

La regione con la maggiore dotazione sarà l’Andalusia con 1.197 milioni di euro, seguita da Madrid (1.113 milioni) e Catalogna (1.015 milioni). In termini percentuali spicca la Murcia, con un incremento del 606%, mentre la Catalogna registra l’aumento più contenuto (+187%).

Nella programmazione precedente, la Catalogna era stata l’unica comunità a superare ampiamente la soglia del 40% di cofinanziamento, raggiungendo il 61,4%. Una scelta che ha condizionato la proiezione attuale. Inoltre, il governo regionale guidato da Salvador Illa ha annunciato un piano parallelo da 4.400 milioni per la costruzione di 50.000 abitazioni, cifra che potrebbe far crescere ulteriormente gli importi complessivi.

Un impegno aggiuntivo per le autonomie

Il nuovo piano comporterà un maggiore sforzo economico da parte delle comunità autonome. L’incremento annuo stimato è di 80,9 milioni per l’Andalusia, 75,2 milioni per Madrid, 48,6 milioni per la Comunità Valenciana e 14,6 milioni per la Catalogna. Nel piano precedente, la media delle risorse proprie si attestava al 23%, con poche eccezioni: la Comunità Valenciana (31,6%) e la stessa Catalogna.

Una somma insufficiente rispetto alla crisi abitativa

Sottotitolo critico: 371 milioni come palliativo temporaneo, non come risposta strutturale alla crisi delle case alle Canarie

Nonostante l’aumento delle risorse, i 371 milioni destinati alle Canarie appaiono insufficienti se confrontati con la reale entità della crisi abitativa.

Secondo le stime, nell’Arcipelago mancano circa 40.000-45.000 abitazioni, e ogni anno si crea un divario crescente tra la domanda e l’offerta. Con i costi medi di costruzione attuali – che oscillano intorno ai 150-180 mila euro per alloggio, includendo opere, oneri e materiali – questa cifra consentirebbe la realizzazione di appena 2.000-2.500 unità abitative in quattro anni, una goccia nel mare rispetto al fabbisogno stimato.

Inoltre, una parte consistente dei fondi sarà assorbita da programmi di riqualificazione, aiuti all’affitto e rigenerazione urbana, riducendo ulteriormente il numero effettivo di nuove abitazioni disponibili.

Il risultato è che l’impatto del piano rischia di essere marginale, soprattutto in un contesto in cui i prezzi di vendita e affitto continuano a crescere ben oltre la capacità di reddito della popolazione locale, spinti anche dalla pressione del turismo residenziale e dagli acquisti stranieri.

Senza misure complementari – come la semplificazione burocratica, l’ampliamento delle aree edificabili, la conversione di immobili sottoutilizzati e una regolamentazione più incisiva degli alloggi turistici – i fondi stanziati non riusciranno a invertire una tendenza ormai strutturale.

In questo scenario, i 371 milioni rischiano di essere percepiti più come un palliativo temporaneo che come una soluzione di lungo periodo al problema della casa alle Canarie.