Gran Canaria: degrado crescente anche negli ospedali
Di Italiano alle Canarie
Pazienti vulnerabili, ladri indisturbati
A Gran Canaria nemmeno gli ospedali si salvano dal degrado. Il Materno Infantil e l’Insular, centri di riferimento per migliaia di pazienti, sono diventati terreno fertile per i ladri. Non si tratta di episodi isolati, ma di una vera e propria ondata di furti che colpisce tanto i pazienti più fragili quanto le stesse strutture.
Una donna appena operata si sveglia e scopre che le hanno svuotato la borsa mentre dormiva, forzando persino l’armadietto con i suoi effetti personali. Quello che dovrebbe essere uno spazio di cura e recupero si trasforma in un incubo di impotenza. Se neanche in ospedale si può riposare senza paura, che tipo di società è questa?
Ospedali saccheggiati
Lo confermano i lavoratori: sempre più volti sospetti si aggirano nei corridoi e nelle aree comuni. Macchinette del caffè e del cibo forzate, gettoniere dei televisori sfondate, persino la cappella trasformata in bersaglio dei ladruncoli. Il sacerdote è arrivato a ironizzare con un cartello sulla cassetta delle offerte: “Se ne hai bisogno, prendila e lascia la tua donazione nella cassetta. Grazie”. Amaro sarcasmo in un luogo che dovrebbe trasmettere rispetto e raccoglimento.
Sicurezza ridotta al minimo
Il problema non è solo la microcriminalità, ma l’abbandono istituzionale. Strutture mastodontiche vengono sorvegliate di notte con appena quattro guardie: quattro per un intero complesso sanitario. Basta che una salga sul tetto per ricevere un elicottero e il Materno resta senza protezione, con via libera a chiunque. Non sorprende che pazienti e personale si sentano esposti e che l’insicurezza sia ormai la regola.
Decisioni che aggravano il degrado
A peggiorare la situazione, scelte discutibili come la rimozione dei portoni del molo di carico per agevolare i lavori. Una misura “tecnica” che, nei fatti, ha significato togliere la barriera fisica che regolava l’accesso dei fornitori e dei mezzi. Così il varco del molo di carico, privo di portoni, è diventato un punto d’ingresso libero per chiunque, spalancando ulteriormente l’accesso a tossicodipendenti dei quartieri vicini e trasformando l’ospedale in un colabrodo notturno.
Promesse che non bastano
I dirigenti promettono di “rafforzare la sicurezza”. È la solita frase fatta. Intanto le porte vengono trovate forzate, persino quelle degli uffici, e la sensazione di impunità cresce di giorno in giorno.
Radiografia di un sistema malato
In un’isola che ama vantarsi di modernità, turismo e grandi progetti sanitari, i pazienti ricoverati non possono nemmeno custodire il proprio telefono senza rischiare di vederlo sparire nel sonno. È la radiografia più crudele di un sistema che taglia sull’essenziale e lascia che l’insicurezza diventi la normalità persino nell’ultimo posto in cui dovrebbe esistere: un ospedale.