Quando la salute diventa un affare pubblico-privato

Di Italiano alle Canarie

Le Canarie guidano la privatizzazione sanitaria in Spagna: un primato che suscita più preoccupazione che orgoglio. L’arcipelago si equipara alla Comunità di Madrid per il volume di risorse pubbliche dirottate verso il settore privato, secondo l’Associazione per la Difesa della Sanità Pubblica.

Nel 2024 le Isole Canarie hanno raggiunto 28 punti nell’indice elaborato dalla Federazione delle Associazioni per la Difesa della Sanità Pubblica (FADSP), superando la media nazionale di 21 punti. Tra il 2019 e il 2024 la privatizzazione è aumentata del 32,3%, uno dei maggiori incrementi del Paese. L’espansione dei contratti di convenzione sanitaria e la crescita della spesa a carico delle famiglie mostrano una tendenza ormai strutturale, che erode progressivamente il ruolo del sistema pubblico.

Il 7,1% della spesa sanitaria pubblica viene oggi destinato a convenzioni con il settore privato e quasi un terzo dei posti letto ospedalieri si trova in strutture non pubbliche. Anche le visite specialistiche confermano questa tendenza: oltre il 47% della popolazione si è rivolto a medici privati e il 27% a medici di base esterni al sistema pubblico.

Secondo la FADSP, questo processo rappresenta una politica deliberata di deviazione di fondi e pazienti verso il privato, giustificata dall’insufficienza dei servizi pubblici. Ma nelle Canarie la situazione assume contorni ancora più gravi: «Chi non può permettersi un’assicurazione privata non può far altro che aspettare», denuncia Guillermo de la Barreda, presidente dell’Associazione Canaria per la Difesa della Sanità Pubblica.

Un sistema in affanno


«L’aumento del denaro pubblico destinato alla sanità privata nelle Canarie negli ultimi anni è stato terribile», afferma de la Barreda, accusando il Governo di usare le liste d’attesa come scusa per smantellare la sanità pubblica. Le Canarie sono infatti la seconda comunità con la speranza di vita più bassa in Spagna (81,8 anni). «Non abbiamo posti letto, non abbiamo personale».

Emblematico il caso dei nuovi contratti di ospedalizzazione di media durata, messi a gara nell’aprile scorso per 180 milioni di euro: nessuna impresa ha partecipato, ritenendo la cifra insufficiente. «Quanti ospedali pubblici si potrebbero costruire con quella somma?», domanda il medico, ricordando il fallimento della privatizzazione dello screening mammario in Andalusia.

Dietro i numeri ufficiali si nasconde inoltre un’altra realtà: gli ospedali pubblici inviano sempre più spesso esami e visite al settore privato in modo opaco, senza che tali spese emergano chiaramente nei bilanci pubblici.

334,8 milioni per il settore privato nel 2025

Il bilancio 2025 prevede 334,8 milioni di euro di spesa pubblica per servizi sanitari privati, con un incremento del 37% rispetto al 2024. Questa somma rappresenta il 7,2% dell’intero budget della Sanità canaria, pari a 4.589 milioni di euro. E la tendenza non si arresta: la Consejería, guidata da Esther Monzón, intende ampliare il ricorso al privato anche per le visite specialistiche, una pratica già in atto in modo autonomo in alcune direzioni ospedaliere.

Una sanità a due velocità

La progressiva privatizzazione della sanità canaria è il segnale di un modello che ha perso la bussola del diritto e dell’equità. Quando la salute diventa merce e la sofferenza un indicatore economico, la società è già malata. In un arcipelago dove il reddito medio è tra i più bassi della Spagna, la privatizzazione non è solo un problema sanitario, ma una questione morale e politica. Il rischio è che la sanità pubblica resti un pronto soccorso per i poveri, mentre tutto il resto diventa un business per pochi.

Chi non può permettersi un’assicurazione privata non può far altro che aspettare i tempi ormai lunghi della sanità pubblica.

È ormai evidente, non solo nelle Canarie ma in tutta la Spagna – e, più in generale, in Europa – che la sanità pubblica viene smontata pezzo dopo pezzo a vantaggio di quella privata. Una dinamica spietata ma chiara: se hai i soldi ti curi, se non li hai aspetti… e spesso è troppo tardi. Una realtà che dovrebbe indignare, non lasciare indifferenti, perché la salute non può diventare un privilegio ma dovrebbe restare un diritto universale.