A Las Palmas la sanità entra nell’era del braccialetto elettronico. Progresso o dipendenza tecnologica?

Di Italiano alle Canarie

L’Ospedale Universitario Dr. Negrín di Gran Canaria è diventato uno dei centri pionieri in Spagna nell’introdurre un sistema di geolocalizzazione in tempo reale per i pazienti del reparto di Emergenza e Urgenza.
Un progetto che porta la tecnologia RFID — la stessa usata in aeroporti, magazzini o catene logistiche — dentro le corsie ospedaliere, con l’obiettivo dichiarato di migliorare l’assistenza e la trasparenza verso le famiglie.

Ogni paziente riceve un braccialetto con chip che ne permette l’identificazione e la localizzazione in ogni momento all’interno della struttura.
Parallelamente, anche le attrezzature elettromediche vengono tracciate, così da ridurre tempi di ricerca, sprechi e smarrimenti. Tutto è monitorato, tutto è sotto controllo — un controllo che, a tratti, ricorda più l’occhio del Grande Fratello che un ambiente sanitario. La tecnologia entra così anche nel corpo stesso dell’assistenza, trasformando l’ospedale in un ecosistema sorvegliato dove ogni movimento è registrato e ogni presenza digitalmente certificata.

Sicurezza, trasparenza e controllo

Secondo la direzione sanitaria, solo il personale autorizzato potrà accedere ai dati, garantendo così la riservatezza delle informazioni. I familiari, tramite un canale dedicato, potranno sapere dove si trova il proprio caro e in quale fase del percorso clinico si trova: dall’ingresso in pronto soccorso fino all’eventuale ricovero.


L’iniziativa fa parte del Piano di umanizzazione del servizio sanitario, che promette una maggiore vicinanza tra ospedale, pazienti e famiglie. Dopo la sperimentazione al pronto soccorso, il sistema verrà progressivamente esteso ad altri reparti.

Tecnologia al servizio dell’uomo — o l’uomo al servizio della tecnologia?

Sulla carta, tutto impeccabile. Ma una domanda sorge spontanea: abbiamo davvero bisogno di geolocalizzare un paziente per sapere dov’è e in che fase si trova?Quando non esisteva tutta questa tecnologia, i pazienti non venivano forse seguiti con attenzione, chiamati per nome, accompagnati da un infermiere, comunicati ai familiari con parole e non con codici RFID?

Oggi il progresso sembra voler colmare con i chip ciò che un tempo era garantito da organizzazione, empatia e presenza umana.Un tempo l’ospedale funzionava se il personale sapeva dove si trovavano i pazienti. Oggi, paradossalmente, serve un braccialetto per ricordarcelo.

Forse più che di progresso, si dovrebbe parlare di regresso mascherato da innovazione, dove l’efficienza digitale rimpiazza il contatto umano e la tecnologia diventa una stampella per compensare ciò che un sistema disorganizzato non riesce più a fare da sé.