Un altro lato oscuro e inquietante della politica sociale canaria

Di Italiano alle Canarie

La comunità autonoma delle Canarie si colloca tra le peggiori della Spagna per tempi di attesa e percentuale di richieste pendenti, un dato che riflette un sistema rallentato e inefficiente.
Ma ciò che rende il quadro ancora più scandaloso è che oltre 1.900 persone sono morte nel 2025 senza ricevere alcuna forma di sostegno, un dramma che denuncia l’incapacità delle istituzioni di garantire i diritti fondamentali dei cittadini più fragili.

Record di ritardi

Più di 25.700 residenti nelle Isole Canarie risultano ancora in lista d’attesa, sia per essere valutati sia per ottenere la prestazione alla quale hanno diritto. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Statale per la Non Autosufficienza, elaborato dall’Associazione dei Direttori e dei Gestori dei Servizi Sociali con dati aggiornati al 1° ottobre 2025.

L’Arcipelago registra il 33% delle richieste in sospeso, la percentuale più alta del Paese e ben superiore alla media nazionale (12,5%). Insieme a Murcia (22,4%) e Catalogna (19,9%), occupa le prime posizioni della classifica delle comunità autonome con il maggior ingorgo burocratico. All’estremo opposto si collocano Cantabria, Galizia e Navarra, con meno del 3% delle pratiche in attesa.

Ritardi e lungaggini


In tutta la Spagna risultano 284.020 persone in lista d’attesa: 133.414 in attesa di valutazione e 150.606 in attesa di ricevere un servizio o una prestazione già riconosciuta. Due casi su tre si concentrano in cinque regioni: Catalogna, Andalusia, Comunità Valenciana, Canarie e Murcia.

Nei primi nove mesi dell’anno, il numero di persone in attesa è aumentato di 13.695 unità. Nelle Canarie, inoltre, il tempo medio di elaborazione di una pratica ha raggiunto i 500 giorni, uno dei più lunghi del Paese, insieme a Murcia e Andalusia.

Decessi senza assistenza

Il rapporto evidenzia anche le cosiddette “attese mortali”: 25.060 persone sono decedute nel 2025 in Spagna senza ricevere l’aiuto al quale avevano diritto, di cui 1.904 nelle Canarie. Di queste, 13.713 non sono mai state valutate e 11.347 avevano già una prestazione riconosciuta ma non ancora erogata.

L’associazione denuncia che il sistema «continua a non garantire un’assistenza dignitosa e tempestiva», soprattutto per le persone con maggiore grado di non autosufficienza: un 34% dei non assistiti rientra tra i grandi o gravi non autosufficienti.

Crescita a costi ridotti

Nonostante le lunghe attese, il numero complessivo di persone assistite è cresciuto. A fine settembre, 1.726.288 cittadini risultavano con una situazione di non autosufficienza riconosciuta in Spagna, 81.371 in più rispetto al 2024. Tuttavia, l’Osservatorio avverte che questo incremento è stato raggiunto «a costo di riconoscere prestazioni più economiche» e con una riduzione dei posti disponibili nelle residenze (-804) e nei centri diurni (-969).

Assistenza domiciliare carente

Un’ulteriore criticità riguarda la scarsa diffusione della teleassistenza: il 56% degli assistiti a domicilio non dispone di questo servizio, considerato uno dei pilastri del sistema. In totale, 65.647 persone ricevono la teleassistenza come unica prestazione, quasi la metà concentrate nella Comunità di Madrid.

Le regioni che nel 2025 hanno registrato il maggiore incremento di persone con diritto alla prestazione sono Canarie (+22,6%) e Galizia (+14%), mentre La Rioja e Cantabria hanno registrato un leggero calo.

Un sistema sotto pressione

Attualmente, il 3,5% della popolazione spagnola necessita di sostegni di diversa intensità per svolgere le attività quotidiane di base. Tra loro, le donne rappresentano il 62% del totale e oltre la metà ha più di 80 anni.

Fallimento senza appello

Queste “attese mortali” rappresentano uno dei fallimenti più gravi dello Stato sociale spagnolo: un sistema che lascia morire migliaia di cittadini nel silenzio, nell’indifferenza e nella burocrazia. È lo scandalo di un Paese che si proclama moderno e solidale, ma che abbandona i suoi anziani, i malati e i più vulnerabili a un destino di solitudine e di attesa infinita. Dietro ogni numero c’è una vita spezzata, un diritto negato, una promessa tradita. È la fotografia amara di una Spagna che, mentre proclama progresso e giustizia sociale, continua a voltare le spalle a chi più avrebbe bisogno di essere protetto.