Quando l’“energia verde” diventa una fattura sempre più nera
✍️ Italiano alle Canarie
È ora di pagare il conto
Vi ricordate il blackout dello scorso anno, quando tutta la Spagna rimase senza elettricità per una giornata intera? Città bloccate, negozi chiusi, semafori spenti, traffico in tilt, ascensori fermi, frigoriferi scongelati, ospedali e scuole in emergenza. Non si poteva fare praticamente nulla. Tutto il Paese si fermò di colpo, fu come se qualcuno avesse deciso di spegnere un gigantesco interruttore.Bene, è arrivato il momento di pagare il conto di quel “apagón”. E indovinate chi dovrà saldarlo? Facile indovinare: i cittadini, come sempre.
Un salasso annunciato
Iberdrola, la più grande compagnia elettrica spagnola, ha annunciato che comincerà a trasferire progressivamente ai propri clienti il costo del blackout dello scorso anno: 210 milioni di euro tra Spagna e Portogallo, di cui 180 milioni solo in Spagna.Tradotto: una parte sempre maggiore delle bollette servirà a coprire gli “aggiustamenti di mercato” decisi da Red Eléctrica, l’operatore del sistema, la stessa entità che gestisce l’equilibrio energetico del Paese e che ora sembra giocare a fare l’equilibrista sulla pelle dei consumatori.
Questo “trasferimento progressivo” non è altro che un modo elegante per dire che i costi del blackout non li assorbiranno le imprese ma le famiglie, già schiacciate da tariffe crescenti, rincari continui e salari che non tengono il passo. In un contesto in cui l’energia è diventata un lusso, ogni nuovo adeguamento tariffario è un passo in più verso l’impoverimento energetico di milioni di persone.
La verità dietro il linguaggio tecnico
Dietro parole apparentemente innocue come “servizi di adeguamento”, “modalità potenziata” e “interventi per stabilizzare la rete” si nasconde la solita verità: il mercato dell’energia è un gioco a somma zero dove a perdere sono sempre gli stessi — i consumatori.
Red Eléctrica interviene per “limitare l’ingresso delle rinnovabili” e garantire più produzione convenzionale (gas, nucleare, idroelettrico). Un paradosso in piena regola: in nome della stabilità si rallenta la transizione ecologica e si premiano le stesse aziende che dovrebbero fare da motore del cambiamento.Le grandi compagnie — le stesse che possiedono le centrali tradizionali — incassano due volte: vendendo l’energia e scaricando i costi aggiuntivi su chi la paga. In pratica, chi inquina guadagna, e chi rispetta le regole paga due volte.
Clausole e finti divieti
La Commissione Nazionale per i Mercati e la Concorrenza (CNMC) aveva vietato, almeno sulla carta, di trasferire questi costi agli utenti con contratti a prezzo fisso. Ma le compagnie conoscono bene le pieghe della burocrazia: alla scadenza dei contratti annuali o biennali, basterà introdurre una nuova clausola per far rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta.
Così, mentre le autorità ripetono i soliti mantra sulla “trasparenza” e la “supervisione”, Iberdrola ha già tracciato la rotta: entro il 2026 avrà trasferito il 70% dei costi del blackout, e nel 2027 quasi il 90%.Un trasferimento “graduale”, dicono loro. Un salasso lento ma inesorabile. Come sempre, chi non potrà cambiare fornitore o contratto resterà intrappolato nel gioco perfetto della dipendenza energetica.
Il paradosso del mercato “libero”
La beffa finale è la più amara: le centrali che forniscono quei “servizi di adeguamento” — cioè le stesse responsabili del rincaro — appartengono alle medesime compagnie che invieranno le nuove bollette gonfiate.Un cortocircuito perfetto, dove il “mercato libero” è libero solo per chi incassa, non per chi paga.Il cittadino medio, convinto di aver scelto liberamente il proprio fornitore, scopre invece di muoversi in un recinto chiuso, dove le regole del gioco sono scritte sempre dalle stesse mani.
Profitti sempre rinnovabili
Mentre si parla sempre più di “sostenibilità” e “transizione ecologica”, le grandi società elettriche mostrano quanto sia complesso conciliare obiettivi ambientali e sostenibilità economica.Le loro campagne pubblicitarie evocano futuro, innovazione e rispetto per l’ambiente, ma la realtà resta piena di contraddizioni e di squilibri che pesano ancora sui cittadini e sul sistema nel suo complesso.
















