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Migliaia di lavoratori indipendenti in piazza il 30 novembre

La mobilitazione rientra in una protesta convocata a livello nazionale per chiedere quote più eque, minori oneri e un sostegno adeguato. A Gran Canaria l’evento si terrà nel parco di San Telmo.

«Siamo stanchi»: la denuncia del settore

Gli autonomi coinvolti nell’iniziativa, organizzata in diverse zone del Paese, vogliono esprimere un «basta» deciso contro ciò che definiscono una burocrazia soffocante, costi crescenti e una scarsa considerazione da parte del Governo centrale. «Siamo stanchi», afferma Rita Marrero, una delle portavoci della piattaforma Dignidad por los Autónomos alle Canarie.

La maggior parte dei partecipanti è composta da lavoratori indipendenti, anche se non mancano membri di associazioni come ATA o Uatae. «Non facciamo politica. Vogliamo solo mostrare che abbiamo superato il limite. In questo Paese essere autonomo è una punizione. Non ce la facciamo più», prosegue Marrero, ricordando che alle Canarie si terranno manifestazioni a Gran Canaria, Tenerife e Fuerteventura.

Quote più alte e tutele insufficienti


Marrero sottolinea che le quote contributive sono state aumentate del 2,5%, anche se il Governo aveva inizialmente previsto un incremento più elevato. «Non è solo una questione di quote: non abbiamo giorni di ferie, ci sono le imposte e il rischio di ammalarsi senza reali diritti», afferma.

Porta l’esempio di una collega rimasta tre settimane in malattia. «Ha dovuto continuare a pagare tutte le spese, incluse le quote della “Seguridad Social”, senza poter lavorare, e ciò che ha ottenuto sono solo 90 euro». Tra le criticità citate, anche il cosiddetto “sussidio di disoccupazione per autonomi”, che secondo lei «di fatto non esiste».

Lavorare per pagare

«Essere autonomo significa lavorare per pagare», ribadisce Marrero. «Molti mesi non si arriva a fine mese, ma ai politici non importa». In passato un’attività di quartiere poteva garantire il sostentamento di una famiglia, mentre oggi risulta sempre più difficile. Quando un’attività chiude «non fallisce solo un’impresa, ma vanno in frantumi anche dei sogni». «Abbiamo rischiato per aprire un’attività e nessuno ci aiuta: arrivano solo pagamenti da sostenere», conclude.

Le richieste della manifestazione

Il 30 novembre i partecipanti chiederanno:

– una revisione «giusta e proporzionata» delle quote contributive, adeguate realmente agli introiti;

– un alleggerimento fiscale per piccoli imprenditori e attività locali;

– una protezione sociale equiparabile a quella dei lavoratori dipendenti;

– una riduzione degli adempimenti burocratici che rallentano e ostacolano l’attività quotidiana;

– un rilancio del commercio di prossimità, fondamentale per la vita dei quartieri;

– l’applicazione effettiva dell’esenzione IGIC per fatturazioni inferiori a 85.000 euro annui.