La moralità a geometria variabile delle Isole Canarie e della Spagna

✍️ Italiano alle Canarie

Le decisioni politiche talvolta cercano di mostrare un volto etico, ma sono le scelte economiche a svelare ciò che realmente muove un territorio. Il caso delle Canarie e del loro rapporto con Israele è un esempio emblematico di questa distanza tra morale dichiarata e pratica quotidiana.

Il Cabildo: “Non ospiteremo la Vuelta ciclistica di Spagna se partecipa Israele”

Pochi giorni fa, il Cabildo di Gran Canaria ha annunciato con determinazione che non ospiterà la Vuelta ciclistica di Spagna 2026 se partecipa una squadra israeliana. La motivazione è netta:

“Non vogliamo contribuire a ripulire un genocidio.”

Una posizione rigorosa, dal forte peso simbolico. Un gesto che sembra mettere i principi prima di tutto, compresa la visibilità internazionale e il turismo sportivo.


Tuttavia, al di fuori della scena mediatica, questa coerenza si incrina rapidamente.

Le Canarie importano milioni di chili di patate da Israele, con fitosanitari proibiti

Nello stesso periodo, secondo dati ufficiali, le Isole Canarie hanno importato circa quattro milioni di chili di patate israeliane (settembre 2024–agosto 2025). Associazioni agricole, produttori locali e perfino un assessore regionale hanno denunciato che queste patate conterrebbero fitosanitari vietati nell’Unione Europea, tra cui il bromuro di metile.

Si crea così una situazione paradossale:

la bandiera israeliana su una bicicletta è inaccettabile;

la stessa bandiera su un container di prodotti agricoli passa invece quasi inosservata.

Per lo sport c’è il veto morale.

Per il commercio prevalgono la “non competenza”, le regole del mercato europeo e una sostanziale rassegnazione istituzionale.

La Spagna continua a importare da Israele frutta, sementi e fertilizzanti

Estendendo lo sguardo oltre l’arcipelago, la contraddizione diventa ancora più evidente.

La Spagna importa regolarmente da Israele:

datteri;
agrumi;
sementi per l’agricoltura;
fertilizzanti, inclusi prodotti a base di potassio;
pomodori e altri prodotti lavorati;
macchinari ed attrezzature.

Si tratta di una filiera strutturata e di valore, che prosegue senza interruzioni. Nessun blocco, nessuna sospensione, nessun dibattito etico. Anzi, spesso è l’economia stessa a richiederne la continuità.

La doppia morale: severi con la Vuelta ciclistica di Spagna, indulgenti con i container

La contraddizione risulta lampante.

Quando si tratta di un evento sportivo, simbolico e mediaticamente rilevante:

si invoca l’etica, la dignità e la responsabilità internazionale.

Quando invece arrivano navi piene di prodotti agricoli e fertilizzanti:

si invocano il mercato libero, la frammentazione delle competenze e i limiti burocratici.

La conclusione è semplice:
la moralità vale finché non tocca l’economia.

La Spagna condanna pubblicamente lo Stato israeliano, ma continua a commerciare con esso senza esitazioni.

Ipocrisia al galoppo

Se la posizione è “non essere complici”, la coerenza richiederebbe:

bloccare le importazioni sospette;
sostenere con decisione l’agricoltura locale;
controllare l’utilizzo di fitosanitari proibiti;
rivedere gli accordi commerciali;
pretendere standard sanitari e morali realmente coerenti.

È semplice dire “no” alla Vuelta ciclistica di Spagna davanti alle telecamere. È molto più difficile dire “no” ai container, quando in gioco ci sono interessi economici, silenzi politici e una rete commerciale consolidata.

La realtà è che, nelle Canarie come nel resto della Spagna, la moralità è selettiva. Indignazione pubblica per lo sport, indulgenza silenziosa per il commercio. Una doppia morale che resta perfettamente intatta finché nessuno la espone alla luce del giorno.