schermata-2016-08-18-alle-20-01-48Le donne canarie che portano uno speciale dispositivo anti violenza collegato con le stazioni di polizia e fornito dal Ministero dell’Interno della Spagna, sono 62 e rientrano in un particolare progetto che ha lo scopo di monitorare i casi più a rischio di violenze domestiche e fornire loro sicurezza e protezione.

Il Ministero ha fornito un totale di 835 braccialetti dotati di GPS a donne il cui rischio è stato infatti valutato significativo in base alle denunce e alle segnalazioni pervenute.

L’Andalusia ha ottenuto ben 266 dispositivi, seguita da Madrid con 141, Valencia con 113, le Canarie con 62 e Castilla y León con 44.

Il provvedimento sperimentale risponde così ai dati per nulla rincuoranti e aggiornati al 30 giugno 2016 che segnalano in tutta la Spagna 51.773 donne maltrattate ancora a rischio, delle quali 732 adolescenti e 139 in serio pericolo di vita.

Delle 51.773 vittime, 37.411 sono di nazionalità spagnola e 14.362 sono straniere mentre tra i minori sono 607 gli spagnoli e 125 gli stranieri.

Le donne alle quali è stato fornito il dispositivo sono state definite “casi attivi” ovvero con possibilità di subire ulteriori violenze o maltrattamenti.


L’intensità dei controlli della polizia varia a seconda del livello di pericolosità che è stato attribuito ai singoli casi, che spazia da alto con pericolo di vita, a medio fino a “incompreso” ovvero ancora in via di valutazione.

Va precisato comunque che il livello di rischio può evolvere nel tempo.

Le violenze avvengono spesso tra le mura domestiche e coinvolgono in più di un caso i figli.

La tipologia del provvedimento porta ad una facile riflessione riguardo il senso di un dispositivo tracciante per vittime di persone che, nella maggior parte dei casi, rimangono impunite o non sufficientemente punite.

La costruzione di una immaginaria gabbia intorno ad una preda non rende meno pericoloso il predatore che ne rimane fuori.

Ma accanto ai dati derivanti da segnalazioni e in alcuni casi da denunce, rimane sempre un drammatico muro di omertà dei familiari o delle vittime stesse, che non trovano il sufficiente coraggio di arrivare in fondo ad un procedimento penale e quindi ad uscire, definitivamente, da quella gabbia immaginaria.