colourful-1700458_640di Ilaria Vitali

Gli enti sociali canari che, tra i vari compiti, si adoperano per ottenere più case popolari, hanno espresso formalmente la richiesta di attivare un servizio di polizia per abitazioni.

Le nuove unità di polizia abitative avrebbero il compito di ispezionare le case per determinare quali di queste sono vuote o utilizzate per scopi diversi da quelli previsti e poter quindi produrre un censimento reale delle abitazioni effettivamente disponibili da assegnare a famiglie in difficoltà economiche.

La petizione sottoscritta e indirizzata al Cabildo di Tenerife è a firma di 9 soggetti, tra i quali non solo gli enti sociali ma anche la Plataforma de Afectados por la Ipoteca y por Visocan, ovvero le associazioni che riuniscono i cittadini le cui case sono state sottoposte a ipoteca e cittadini beffati dall’istituto governativo canario delle abitazioni.

In particolare Visocan nel corso degli anni si è macchiato di diverse operazioni speculative con i soldi dei cittadini, fatti balzati alla cronaca con grave imbarazzo da parte del Governo Canario; tra i più eclatanti quello del 2004 quando Visocan destinò parte del denaro dei cittadini (100 milioni di euro) in uno swap della finanziaria Merrill Lynch e nel 2010, in periodo di piena crisi economica, fece la stessa cosa con il Banco de Santander (25 milioni di euro) e con Societé Genérale (75 milioni di euro).

Un totale di 200 milioni di euro di denaro pubblico investito in un operazioni speculative di alto rischio (swap) che ha corroso le finanze pubbliche, già indebolite dalla crisi.


Il problema sollevato dagli enti sociali riguarda la totale mancanza da parte di tutte le amministrazioni di un conteggio accurato delle abitazioni vuote o utilizzate come discarica, negozio, magazzino quando la richiesta di case popolari è tematica non solo ben nota alle autorità, ma in forte crescita.

L’istituzione di un controllo legalizzato per poter ottenere informazioni da utilizzare per individuare nuove case popolari è una richiesta che si affianca a quella relativa all’accelerazione delle procedure di assegnazione delle abitazioni.

Il ritardo con cui le richieste vengono evase è spesso la causa dell’occupazione di case popolari da parte di famiglie che hanno già superato la fase di indigenza o di urgenza, sottraendole pertanto a chi ne ha bisogno.

Quello che richiedono gli enti sociali, alla fine, è solo un maggior impegno nella gestione della questione a favore di nuclei famigliari in gravi difficoltà e che di certo non possono aspettare che i lenti meccanismi della macchina burocratica si mettano in movimento.