Sempre più cittadini stranieri senza fissa dimora affollano le strade dell’isola, evidenziando le crepe di un sistema sociale in crisi.

Di Italiano alle Canarie

Il Comune ammette un aumento costante di senzatetto privi di legami amministrativi con la città, provenienti dal sud della Spagna e dall’estero, attratti dai servizi sociali locali.

Las Palmas de Gran Canaria sta registrando un incremento continuo nel numero di persone senza fissa dimora che non risultano iscritte all’anagrafe municipale. Sebbene non vi siano prove di trasferimenti organizzati da parte di altre amministrazioni, i dati del Comune indicano che molte di queste persone provengono da altre regioni della Spagna — in particolare dal sud — e da paesi dell’Unione Europea.

L’analisi dei documenti di identità e delle iscrizioni anagrafiche conferma che una quota significativa degli utenti del sistema di assistenza municipale non ha residenza legale nella città. Nonostante ciò, accedono ai servizi disponibili, esercitando una crescente pressione su un sistema concepito per soddisfare principalmente la domanda locale. Non si tratta di una crisi nuova, ma di una tendenza in aggravamento.

Servizi sociali più attrattivi rispetto ad altre città

Durante l’inaugurazione della nuova sede di Cáritas Diocesana, il direttore Gonzalo Marrero ha spiegato che molti senzatetto decidono di fermarsi a Las Palmas de Gran Canaria perché trovano servizi sociali più efficienti rispetto ad altre città spagnole. Marrero ha aggiunto che un fenomeno analogo si verifica anche ad Arrecife e Puerto del Rosario. Inoltre, ha evidenziato l’emergere di un nuovo profilo tra i senzatetto: quello dei turisti rimasti bloccati sull’isola, senza mezzi per rientrare nei propri paesi d’origine.


Un sistema strutturato ma sotto pressione

Il circuito municipale di assistenza ai senzatetto comprende interventi sociali in strada, accompagnamento psicologico, pasti giornalieri, sostegno all’inserimento lavorativo e alloggi temporanei, con risorse distribuite in diversi punti della città.

Attualmente sono disponibili 116 posti nei centri di accoglienza municipali, oltre a un appartamento tutelato che ospita fino a sette persone impegnate in percorsi di autonomia. Il modello si basa su un’assistenza graduale e flessibile, con la “Fábrica de Hielo” come punto nevralgico per l’accoglienza iniziale.

Tuttavia, le risorse restano limitate. Il sistema è progettato per gestire parte dell’esclusione sociale interna alla città, ma non può sostenere un afflusso costante di persone prive di legami preesistenti con il territorio. La pressione sui dispositivi di assistenza aumenta, così come la necessità di ripensare le politiche pubbliche sul fenomeno del senza dimora, superando il perimetro delle competenze locali. Il disagio sociale non conosce più confini amministrativi: si muove liberamente su una mappa frammentata, mentre le soluzioni restano legate a un approccio municipale.

ANALISI IN EVIDENZA

Chi scrive ha potuto osservare personalmente la presenza di cittadini italiani tra le persone assistite o costrette a vivere in strada a Las Palmas. Un fatto che scuote, che interroga, che mostra come la disperazione non conosca più confini. Siamo ormai davanti a un “mercato della povertà internazionale”, dove le città più accoglienti vengono scelte come ultimi approdi da chi non ha più nulla. Questo è il segno tangibile di un deterioramento profondo e costante delle politiche sociali, non solo alle Canarie ma in Europa.

Fino a quando si è disposti a tollerare tutto ciò? Possibile che nessuno abbia un sussulto di coscienza, un atto di responsabilità, una visione collettiva? Stiamo scivolando sull’orlo di una catastrofe sociale, e intorno regna il silenzio. Un silenzio assordante, che rischia di essere più colpevole della povertà stessa. E questo silenzio passivo riguarda tutti, anche tu che leggi. Nessuno è al sicuro: un giorno, potresti ritrovarti anche tu in questa situazione. È tempo di rompere l’indifferenza, prima che sia troppo tardi.