ll turismo come motore di disuguaglianze e degrado ambientale.
Di italiano alle Canarie
Le Canarie discutono sull’introduzione di una tassa turistica con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità, ridurre le disuguaglianze e limitare l’impatto del turismo su un modello economico sempre più contestato.
Poco più di un anno fa – era il 20 aprile 2024 – la società civile è scesa in strada in massa, attraversando le principali città dell’arcipelago con un unico messaggio: Canarias tiene un límite.
A poche ore dalla terza manifestazione, in programma per il 18 maggio (la seconda, tenutasi in ottobre, non ha avuto la partecipazione sperata), i motivi della protesta restano invariati: sovraffollamento e un modello di sviluppo economico giudicato insostenibile.
Un modello da rivedere
Ampie fasce della popolazione criticano un sistema economico basato quasi esclusivamente sul turismo, considerato responsabile di una distribuzione diseguale delle risorse: molto per pochi, pochissimo per molti. Le conseguenze sono visibili: profonde disuguaglianze sociali, alti tassi di povertà e un progressivo deterioramento dell’ambiente naturale.
Durante il dibattito sullo stato della nazionalità canaria, il presidente Fernando Clavijo ha sottolineato la necessità di un cambiamento strutturale, dichiarando: «O si aumentano i salari legandoli alla produttività, o si aumentano le tasse».
Oltre la crescita: la questione della redistribuzione
Due interrogativi ricorrenti emergono nel dibattito pubblico: le Canarie devono davvero crescere ancora? E in che modo può essere migliorata la redistribuzione della ricchezza?
Una delle proposte più discusse è la tassa turistica, già applicata in numerose destinazioni internazionali. In ambito locale, però, ha incontrato ostacoli significativi, soprattutto da parte di alcune forze politiche – in particolare nazionalisti e popolari – nonostante la maggiore apertura mostrata verso la cosiddetta ecotassa.
Il caso Mogán: un primo esperimento
Il Comune di Mogán, nel sud di Gran Canaria, è stato l’unico tra gli 88 municipi dell’arcipelago ad aver introdotto formalmente una tassa turistica. Avviata nel marzo scorso, la misura è stata sospesa dopo appena 36 ore a seguito di un ricorso presentato dalla Federazione degli Imprenditori di Alberghi e Turismo di Las Palmas (FEHT).
Successivamente, il Tribunale Superiore di Giustizia delle Canarie ha revocato la sospensione. Attualmente la tassa – pari a 0,15 euro per persona al giorno – è di nuovo in vigore. Non si applica alla sola pernottazione, ma alla fornitura di servizi pubblici e ad attività legate alla sostenibilità turistica.
L’ecotassa a Tenerife
Nel recente dibattito sullo stato dell’isola, svoltosi presso il Cabildo di Tenerife, non è stata menzionata direttamente la tassa turistica. Tuttavia, è stato sottolineato il valore dell’ecotassa come strumento di tutela ambientale. È stato anche annunciato che, a partire dal 2026, verrà introdotto un contributo per l’accesso al Pico del Teide, all’interno del Parco Nazionale.
Il giorno seguente è stato espresso pubblicamente sostegno alla tassa sulle pernottazioni, specificando che tale proposta era già inclusa nei documenti programmatici approvati durante il VI Congresso della Coalizione Canaria, tenutosi il 10 e 11 maggio.
Tra annunci e silenzi
Nonostante la rilevanza politica e sociale della questione, l’argomento riceve ancora scarsa attenzione mediatica. Le istituzioni precisano che, al momento, si tratta di una proposta di partito e non di una misura di governo.
Una svolta ancora incerta
Il dibattito sulla tassa turistica riflette una crescente consapevolezza sull’urgenza di riformare il modello economico delle Canarie, con un occhio alla sostenibilità e alla giustizia sociale.
Nonostante alcune aperture politiche, la misura rimane in una fase embrionale, avvolta nel silenzio e nell’incertezza. Resta da capire se rappresenterà un reale punto di svolta o soltanto un tentativo politico iniziale in attesa di un processo ancora tutto da definire.