L’ecotassa delle Canarie: una panacea debole a un sistema che non ha mai funzionato davvero
Di Italiano alle Canarie
Il presidente del Cabildo di Gran Canaria, Antonio Morales, ha rilanciato pubblicamente la proposta di un’ecotassa turistica, riportandola al centro del dibattito pubblico. La sua dichiarazione arriva in un momento di crescente attenzione verso la sostenibilità e l’uso responsabile delle risorse del territorio.
Secondo Morales, è urgente affrontare l’impatto dell’uso intensivo del territorio e dei servizi pubblici, e l’ecotassa rappresenta uno strumento necessario e strategico. Tuttavia, al di là dell’etichetta ecologista, la proposta sembra orientata più alla compensazione economica degli effetti del turismo che a un reale cambiamento strutturale del modello. La misura, infatti, appare principalmente come un modo per reperire risorse da destinare ai servizi pubblici, piuttosto che un intervento pensato per ridurre l’impatto ambientale o rivedere i limiti del sistema turistico attuale. Il presidente auspica che la misura venga applicata in modo uniforme su tutte le isole e invita a un confronto serio e condiviso, ribadendo che l’ecotassa deve essere equa, avere una destinazione d’uso chiara e basarsi su criteri comuni per evitare soluzioni frammentarie tra i diversi territori insulari.
Un approccio coordinato a livello regionale
«L’obiettivo ideale è raggiungere un consenso e introdurre l’ecotassa in modo coordinato per tutto l’arcipelago», ha affermato Morales, dichiarandosi disponibile ad affrontare la questione anche a livello di Cabildo, qualora si raggiungesse un’intesa tra le varie istituzioni insulari.
Aspetti legali da chiarire
Commentando l’iniziativa del Comune di Mogán, attualmente sottoposta a valutazione giudiziaria, Morales ha ammesso di non sapere se una misura applicata localmente possa avere validità legale. Tuttavia, si è detto fiducioso sul fatto che un’ecotassa introdotta a livello regionale non incontrerebbe ostacoli giuridici significativi.
Il passato che smentisce il presente
Secondo Morales, l’ecotassa risponderebbe alla crescente domanda della società civile di creare risorse pubbliche da destinare alla sanità, alle infrastrutture, alla gestione delle risorse idriche e ad altri settori messi sotto pressione dall’attuale modello economico e dall’aumento della popolazione residente e turistica. Tuttavia, la proposta solleva più di un dubbio: se, dopo anni di boom turistico e incassi record, non si è stati in grado di sviluppare una pianificazione logistica e sanitaria adeguata, soprattutto in relazione alla crescita della popolazione straniera residente, è lecito chiedersi quanto un’ecotassa possa davvero rappresentare la soluzione. Più che una svolta strutturale, rischia di apparire come un tentativo tardivo di fare cassa di fronte al malcontento crescente.
La direzione del fallimento annunciato (l’ennesimo)
«È questa la direzione che dobbiamo intraprendere», ha detto Morales, «e credo sia giusto esplorare le soluzioni giuridiche e amministrative che possano rendere concreta questa proposta». Una frase che, letta criticamente, suona come un’ammissione implicita dei limiti strutturali finora irrisolti: nonostante il turismo da record, si è ancora alla fase esplorativa di una misura che dovrebbe invece poggiare su basi consolidate e strategie di lungo periodo.