L’obesità non nasce solo da cattive abitudini: precarietà, salari bassi e cibo spazzatura restano le vere cause ignorate dalla politica.

Di Italiano alle Canarie

Il Servizio Sanitario delle Canarie ha presentato un documento che definisce il percorso assistenziale per affrontare sovrappeso e obesità come vere e proprie patologie, adottando un approccio medico e psicosociale.

La sanità pubblica dell’arcipelago si è dotata di un protocollo specifico che riconosce l’eccesso di peso come una condizione clinica da trattare in modo sistematico. Secondo i dati, quasi il 22% della popolazione canaria e il 19% dei bambini soffrono di obesità o sovrappeso.

«Le Canarie sono la prima comunità autonoma a sviluppare un processo di assistenza integrale per il trattamento del sovrappeso e dell’obesità», ha dichiarato la consigliera regionale alla Sanità, Esther Monzón, durante la presentazione del documento redatto da un’équipe di 40 esperti.

L’obesità come patologia


L’obiettivo del piano è superare l’idea che l’obesità sia solo una questione personale, riconoscendola invece come una malattia che richiede prevenzione e interventi mirati. «L’obesità è una patologia che colpisce molti canari e ha numerose conseguenze sanitarie: diabete di tipo 2, problemi cardiovascolari e molte altre malattie correlate», ha sottolineato Monzón.

Il nuovo protocollo prevede una diagnosi precoce basata su criteri chiari e un’assistenza che va oltre il semplice invio allo specialista. Il paziente sarà seguito anche dal punto di vista psicosociale, con un approccio olistico innovativo rispetto al passato.

«Finora, il paziente obeso veniva trattato esclusivamente dall’endocrinologo, ma mancava un vero processo di individuazione precoce, di educazione alla prevenzione e soprattutto un’assistenza integrata da parte di un’équipe multidisciplinare», ha aggiunto la consigliera.

Il Processo di Assistenza Integrale (PAI)

Il nuovo Processo di Assistenza Integrale (PAI) per Sovrappeso e Obesità si configura come una guida clinica fondamentale che culmina in un intervento personalizzato. Sono previste misure non farmacologiche come l’educazione terapeutica, la modifica dello stile di vita, la prescrizione di esercizio fisico e il supporto psicologico.

Si tratta di un passo avanti significativo sul piano sanitario, che affronta l’obesità in modo multidisciplinare e non più frammentario. Tuttavia, anche il miglior protocollo assistenziale rischia di essere insufficiente se non è accompagnato da un’azione politica decisa sulle cause profonde della malattia. Ed è proprio su questo punto che emergono le contraddizioni.

La responsabilità politica e sociale: il grande assente

Se l’obesità è una malattia, è imprescindibile agire anche sulle sue cause strutturali. Non basta affidarsi a protocolli sanitari se il contesto in cui vive una parte consistente della popolazione è segnato da precarietà economica, salari inadeguati e scarsa accessibilità a cibo fresco e sano.

Serve un’educazione alimentare capillare sin dalla scuola primaria, ma anche percorsi formativi per gli adulti. Ma soprattutto, è necessario garantire condizioni di vita dignitose: un lavoro stabile e un reddito sufficiente sono prerequisiti essenziali per consentire scelte alimentari consapevoli e salutari.

In assenza di queste misure, l’intervento sanitario rischia di limitarsi alla gestione del sintomo, lasciando intatte le radici profonde della malattia. Un vero cambiamento richiede il coraggio politico di intervenire anche sul piano sociale ed economico, altrimenti l’obesità continuerà a essere un problema collettivo trattato come una responsabilità individuale.