Santa Cruz de Tenerife e Las Palmas de Gran Canaria sono ormai al limite- praticamente non ci sono immobili disponibili.
Di Italiano alle Canarie
L’espansione incontrollata degli affitti per le vacanze ha generato una profonda crisi abitativa nelle Isole Canarie. Più della metà degli immobili residenziali in affitto è ormai assorbita dal mercato turistico, riducendo drasticamente la disponibilità di alloggi per i residenti.
Questa è la conclusione allarmante contenuta nella Relazione annuale 2024 della Banca di Spagna, che denuncia l’impatto crescente del turismo sull’accesso alla casa.
1. L’invasione degli affitti brevi
Come il boom del turismo sta sottraendo case ai residenti
Oltre agli affitti brevi, anche l’acquisto di immobili da parte di stranieri e la proliferazione di formule come l’affitto per stanze o a breve termine hanno ulteriormente compresso il mercato degli affitti tradizionali. Le Canarie si collocano oggi tra le regioni più sotto pressione della Spagna per carenza di alloggi disponibili a lungo termine.
2. Domanda in crescita, offerta in ritirata
L’aumento della popolazione e l’acquisto di seconde case aggravano la situazione
La Banca di Spagna segnala una forte crescita della domanda abitativa, trainata dall’aumento della popolazione residente, in particolare straniera, e dalla crescita delle famiglie mononucleari. Parallelamente, i non residenti acquistano sempre più seconde case nell’arcipelago, arrivando a rappresentare l’8,4% delle transazioni immobiliari a livello nazionale nel 2024.
Nel frattempo, l’offerta si contrae. Oltre 48.000 abitazioni risultano registrate come alloggi turistici secondo dati ISTAC, sottraendosi di fatto al mercato a lungo termine. A complicare il quadro, si aggiungono affitti temporanei e per singole stanze, che frammentano ulteriormente l’offerta disponibile.
3. Un patrimonio abitativo al collasso
Le città principali affrontano una saturazione senza precedenti
A Santa Cruz de Tenerife e Las Palmas si contano appena 1,1 case disponibili per ogni nucleo familiare, uno dei rapporti più critici d’Europa. Questo significa che il patrimonio immobiliare esistente è ormai saturato, incapace di assorbire la nuova domanda.
Lo squilibrio tra domanda crescente e offerta in calo sta facendo lievitare i prezzi e rendendo sempre più difficile l’accesso a un alloggio dignitoso, in particolare per giovani, famiglie a basso reddito e lavoratori locali.
4. Affitti fuori controllo
I canoni mensili raggiungono livelli insostenibili per la popolazione locale
Tra il 2014 e il 2024, i prezzi degli immobili nelle Canarie sono aumentati del 40%. Solo nel 2024, l’affitto medio mensile è salito del 17,4%, arrivando a 1.051 euro.
La conseguenza è che gli inquilini spendono ora in media il 55% del proprio reddito lordo per l’affitto, ben oltre la soglia del 30% considerata sostenibile dagli esperti.
5. La protesta dei cittadini
Manifestazioni di massa contro l’impatto sociale del turismo
La situazione ha generato forti tensioni sociali. Pochi giorni fa, oltre 30.000 persone sono scese in piazza nelle principali città delle Canarie per protestare contro il turismo di massa e i suoi effetti distruttivi su società, economia e ambiente.
Le proteste hanno denunciato l’inaccessibilità abitativa, l’aumento del costo della vita, la stagnazione salariale, la disuguaglianza crescente e l’espansione della povertà.
6. Soluzioni sostenibili o la fine delle Canarie
La necessità di riforme strutturali per garantire il diritto alla casa
Queste manifestazioni mirano a segnare un punto di svolta: la cittadinanza chiede a gran voce un intervento politico serio per riformare il mercato immobiliare, regolamentare gli affitti turistici e garantire il diritto alla casa per chi vive stabilmente nelle isole.
Le Isole Canarie si trovano a un bivio: senza politiche strutturali di contenimento e riequilibrio, il diritto all’abitare rischia di diventare un privilegio per pochi. La popolazione reclama cambiamento, ma la politica — tanto a livello locale quanto nazionale — continua a procedere con il passo lento e stanco di una lumaca, sempre più distante dalle esigenze reali dei cittadini.
Lo scenario, dunque, non è affatto roseo: se non si interviene con decisione, l’arcipelago rischia di diventare un paradiso turistico invivibile per chi lo chiama casa.