L’arcipelago spagnolo registra un aumento vertiginoso del prezzo delle case, mentre gli stipendi calano: l’accesso all’abitazione diventa un miraggio per molti residenti

Di Italiano alle Canarie

La forbice tra salari e prezzo delle abitazioni alle Canarie si è trasformata in un vero e proprio vicolo cieco. Acquistare una casa è sempre più difficile in una delle regioni più colpite da questo squilibrio strutturale. Mentre in molte aree della Spagna gli stipendi crescono, seppur lentamente, cercando di tenere il passo con l’aumento dei prezzi immobiliari, nelle Canarie la realtà è diametralmente opposta.

Secondo un rapporto congiunto di InfoJobs e Fotocasa, negli ultimi dodici mesi gli stipendi nell’Arcipelago sono diminuiti dello 0,9%, passando da 23.908 a 23.686 euro lordi annui. Nello stesso periodo, il prezzo medio delle abitazioni in vendita è aumentato del 13%, raggiungendo i 2.736 euro al metro quadro.

Una sproporzione allarmante

Questo divario colloca le Canarie tra le regioni spagnole con il maggiore squilibrio tra l’evoluzione dei redditi e il costo degli immobili. L’Arcipelago è infatti tra le comunità dove il prezzo delle abitazioni è salito oltre il 13%, pur essendo una delle cinque uniche dove i salari sono diminuiti.


In altri termini, l’incremento del prezzo delle case è stato 14 volte superiore alla variazione dei redditi, con effetti drammatici sull’accessibilità abitativa.

Il divario tra regioni

Il contrasto con altre regioni è evidente. In Navarra, ad esempio, gli stipendi sono cresciuti del 7,1%, mentre i prezzi delle abitazioni hanno registrato un modesto +2,8%. In Aragona, i salari sono aumentati del 3,4% e il prezzo delle case è persino calato leggermente (-0,6%).

Un potere d’acquisto in caduta libera

I dati aggregati dal 2021 rafforzano questa tendenza: in tre anni, il prezzo delle abitazioni alle Canarie è aumentato del 53,6%, mentre gli stipendi sono scesi del 6,8%. Si tratta dell’unica comunità autonoma in Spagna dove i redditi hanno subito una contrazione nello stesso periodo, segnalando un deterioramento progressivo del potere d’acquisto.

Nel resto della Spagna, nello stesso triennio, i prezzi delle abitazioni sono cresciuti del 25,3%, mentre gli stipendi medi sono saliti del 7,4%.

Giovani e famiglie sempre più esclusi

Questo disallineamento crescente rende l’accesso alla casa quasi impossibile per giovani e famiglie con redditi medio-bassi. La combinazione di domanda elevata e scarsità di offerta spinge ulteriormente i prezzi al rialzo, ponendo le Canarie tra i territori più critici per quanto riguarda l’accessibilità abitativa, come sottolineato dagli esperti del settore.

Sebbene il rapporto evidenzi una leggera stabilizzazione dell’inflazione, le previsioni indicano un peggioramento dell’accesso alla casa in molte regioni. In particolare, alle Canarie, l’attrattiva turistica e la cronica scarsità di suolo edificabile continuano a esercitare una forte pressione sul mercato. Questa crescente disconnessione tra redditi e prezzi immobiliari rischia di aggravare ulteriormente le disuguaglianze sociali ed economiche dell’arcipelago.

Una crisi ignorata (o deliberatamente creata?)

Alla luce di questi dati, appare evidente che la situazione delle Canarie e dei suoi abitanti è destinata a diventare insostenibile nel tempo, a meno di interventi strutturali radicali. Eppure, nonostante anni di analisi, articoli e denunce e fiumi di parole spesi e andati nel vuoto, le misure adottate restano sporadiche, deboli o meramente cosmetiche.

La sensazione diffusa è quella di una società imprigionata in un letargo mortale, anestetizzata dal peso del turismo di massa e dall’inerzia politica. La questione abitativa viene costantemente rinviata o affrontata con strumenti inefficaci, mentre si aggrava giorno dopo giorno la frattura tra residenti e mercato immobiliare. Se non si interviene con decisione, il diritto alla casa rischia di diventare un privilegio riservato a pochi, e l’identità stessa dell’Arcipelago verrà riscritta dai flussi di capitale, non dalle esigenze della sua popolazione. Una popolazione che, volente o nolente, assisterà inerte al compiersi della propria autodistruzione sociale, incapace di reagire minimamente alla sua progressiva estinzione collettiva.