Selezione naturale in corso: le Canarie diventano meta per redditi alti
Di Italiano alle Canarie
La consigliera al Turismo, Jéssica de León, avverte che i conflitti internazionali e la retorica bellica dell’Unione Europea “generano incertezza”
Le Isole Canarie si preparano ad affrontare una fase di “stabilizzazione” negli arrivi turistici, dopo anni di cifre record. Tra i motivi di questo rallentamento, spiccano il contesto internazionale segnato da forti tensioni geopolitiche e l’aumento dei costi legato a tale instabilità, che finisce per rendere più caro il pacchetto di viaggio verso l’arcipelago.
Lo ha dichiarato martedì 1 luglio, la consigliera regionale al Turismo e all’Occupazione, Jéssica de León, durante un intervento in commissione parlamentare in risposta a una domanda del deputato di Coalición Canaria, José Manuel Bermúdez, il quale ha definito le Canarie “una destinazione proibitiva” per gli stessi residenti.
De León ha evitato di spingersi fino a quel punto, ma ha ammesso che le Canarie sono un destino “caro” per i turisti nazionali, mentre per il pubblico europeo rappresentano una meta accessibile “solo per segmenti con maggiore capacità di spesa e reddito disponibile”.
Finalmente si ammette ciò che era evidente da tempo: le Canarie sono ormai una destinazione fuori portata per molte tasche. Una presa d’atto che, oltre a fotografare la realtà, sembra anche servire a preparare il terreno a possibili flessioni negli introiti turistici, e quindi a giustificare eventuali ricadute occupazionali nel settore.
Previsioni per l’estate e l’inverno 2025-2026
Secondo i dati illustrati dalla consigliera, per l’estate si prevede un aumento dell’8,5% dei posti aerei, mentre per la stagione invernale 2025-2026 la crescita sarà più moderata, intorno all’1,7%. Tuttavia, De León ha sottolineato che si tratta di una fase di consolidamento dopo anni di forte espansione e che le attuali circostanze non permettono di continuare a crescere indefinitamente.
“Stiamo vivendo un momento di straordinaria conflittualità a livello internazionale e, parallelamente, in Europa si parla di investire sempre di più nel riarmo e nella difesa. Questo linguaggio genera incertezza, che è il nemico numero uno di qualsiasi attività economica”, ha affermato De León.
Finalmente un’esponente istituzionale – per quanto in ambito turistico – rompe il silenzio sulla retorica bellica europea e ne sottolinea l’effetto paralizzante sull’economia reale. Il paradosso che emerge è evidente: se il nemico è così temibile, come mai non attacca mentre siamo (presumibilmente) deboli?
Una riflessione che mette in discussione l’intera narrativa del riarmo come necessità urgente, suggerendo che l’insistenza sul conflitto potrebbe rispondere più a interessi economici dell’industria bellica che a reali minacce esterne.
Un turismo sempre più selettivo e a rischio rallentamento
De León ha ricordato che le Canarie da tempo non competono più sul prezzo: “Siamo già una meta costosa per i cittadini spagnoli e stiamo diventando una destinazione privilegiata per le classi medio-alte di Regno Unito, Germania e altri mercati principali”. Una tendenza che può rappresentare un punto di forza, ma che mostra i primi segnali di rallentamento nelle prenotazioni, soprattutto nel lungo periodo.
Un altro dato preoccupante segnalato dalla consigliera riguarda il fatto che il 20% delle famiglie si sta già indebitando per poter andare in vacanza. “È un chiaro indicatore della difficoltà economica che vive una parte consistente della popolazione e della limitata disponibilità di reddito per permettersi ferie in un luogo che, lo ripeto, non potrà abbassare i suoi prezzi”.
Verso un turismo d’élite: il messaggio tra le righe
Questa frase finale di De León – “non potrà abbassare i suoi prezzi” – suona esattamente come un viatico programmatico verso un modello turistico selettivo. È un’affermazione che, dietro una constatazione economica, legittima e prepara il terreno per il passaggio a un turismo d’élite.
La sua dichiarazione non è solo una presa d’atto, ma quasi una dichiarazione di intenti: i prezzi resteranno alti, chi non può permetterseli ne resterà escluso. Questa esclusione è vista non come un danno, ma come una naturale evoluzione del mercato.
Incertezza futura e rischi per il modello turistico
La riqualificazione dell’offerta alberghiera in corso nell’arcipelago – ha spiegato De León – mira ad attrarre un turismo di maggiore qualità, quindi con maggiore potere di spesa. Combinata con l’aumento delle tariffe aeree e la possibile reintroduzione dell’ecotassa sui voli, questa strategia rappresenta un fattore critico per la tenuta del modello turistico e rende sempre più remota l’idea di una crescita sostenuta nel tempo.
Conclusione
La consigliera del Turismo ha, di fatto, messo le mani avanti e detto ciò che per troppo tempo non si è voluto ammettere: i prezzi nell’arcipelago sono elevati, le tariffe aeree in continua crescita, e tutto ciò porterà inevitabilmente a una selezione naturale del turismo. Le Canarie si avviano così a diventare una destinazione per classi sociali con maggiore disponibilità economica, mentre il turismo di massa è destinato a ridursi drasticamente.
Jessica de León lo dice chiaramente, forse anche per preparare il settore alle inevitabili ricadute, inclusa una probabile diminuzione dei tassi occupazionali legati al turismo di massa. Il messaggio implicito è chiaro: chi vorrà lavorare nel turismo del futuro alle Canarie dovrà essere un profilo altamente qualificato, preparato per una clientela esigente e selezionata, con competenze, esperienza e conoscenza delle lingue.
Il tempo degli improvvisati è agli sgoccioli.