L’AIEM: il meccanismo fiscale poco noto che incide sul costo della vita

di Italiano alle Canarie

In un recente articolo di un giornale locale di Gran Canaria si affronta un tema poco noto al grande pubblico, ma che incide sulla vita quotidiana di tutti: il costo reale della vita alle Canarie.Il paradosso è evidente, soprattutto per chi guarda all’arcipelago con occhi italiani: si pensa ancora che qui si risparmi. Forse qualcosa rispetto all’Italia — e anche questo andrebbe valutato con attenzione — ma sicuramente non rispetto a molte zone della penisola spagnola. E i dati parlano chiaro.

AIEM: il fattore invisibile che pesa sul portafogli

Sugli scaffali dei supermercati, nei magazzini edili e perfino nei negozi di arredamento, una realtà comune si impone: alle Canarie tutto costa di più. Non solo per l’insularità e i costi di trasporto. C’è anche un nome poco noto al grande pubblico — l’AIEM (Arbitrio sulle Importazioni e Consegne di Merci), autorizzato dalla Commissione Europea — che è alla base di molte delle differenze di prezzo tra l’Arcipelago e il resto della Spagna.

Confronto con la penisola: il caso Cadice

Il confronto con Cadice (Andalusia) è emblematico: un litro di olio d’oliva costa nella provincia andalusa tra gli 8 e i 10 euro, mentre nei supermercati del sud di Gran Canaria può superare i 12. Un pacchetto di prosciutto serrano affettato si aggira sui 3 euro a Cadice e arriva fino a 5,50 a Maspalomas. Perfino prodotti locali come le banane raggiungono prezzi esorbitanti: anche 4 euro al chilo nell’arcipelago contro 2,50 nella penisola.


Edilizia e arredamento: rincari a doppia cifra

Ma il colpo non si limita al carrello della spesa. Anche i materiali da costruzione e l’arredo domestico sono colpiti dall’AIEM. Un sacco di colla cementizia da 25 kg che a Cadice costa 7,90 € può superare i 9,80 € nelle ferramenta del sud di Gran Canaria. Una latta di vernice bianca di qualità media costa 15 € nella penisola, ma può salire a 20–22 € alle Canarie, con un sovrapprezzo stimato tra il 20% e il 30%.

E se si vuole arredare casa, la differenza è ancora più evidente: materassi, reti e mobili per il riposo sono soggetti a tipi di AIEM che possono arrivare fino al 15%. Una rete base venduta a Cadice per 69 €, alle Canarie può facilmente superare gli 85 o 90 €. Lo stesso per un materasso di fascia media: 220 € contro 270 o più nell’arcipelago.

Protezione o distorsione del mercato?

La teoria ufficiale vuole che l’AIEM protegga l’industria locale dai prodotti importati, incentivando il consumo di beni “fatti alle Canarie”. Tuttavia, in molti settori — come vernici, mobili, colla cementizia, etc. — la produzione locale è limitata o inesistente, il che rende l’arbitrio un semplice sovrapprezzo senza alcuna giustificazione produttiva.

Secondo alcuni operatori del settore, si tratterebbe di un’imposizione concepita per tutelare pochi soggetti, ma che grava indistintamente sull’intera collettività. Viene inoltre segnalato che, nonostante l’assenza di produzione locale di vernici industriali, l’AIEM si applica come se si trattasse di beni di lusso.

Un sistema che penalizza famiglie e imprese

Il risultato è un arcipelago dove la vita costa di più e i margini per famiglie e imprese si restringono. La mancanza di reale concorrenza in alcuni settori, la dipendenza dall’esterno e la pressione fiscale dell’AIEM disegnano un’economia in cui a perdere è sempre il consumatore.

Un dibattito ancora troppo timido

Nel frattempo, il dibattito politico rimane timido. Il Governo delle Canarie difende l’AIEM come parte integrante del Regime Economico e Fiscale (REF), ma si moltiplicano le voci che chiedono una revisione profonda, soprattutto in un momento di inflazione persistente e difficoltà di accesso alla casa e ai beni essenziali. Perché alle Canarie, perfino una rete per il letto costa di più.

Chi ci guadagna davvero: perché l’AIEM non viene toccato

L’AIEM non viene eliminato o ridimensionato principalmente per tre motivi interconnessi: interessi economici consolidati, inerzia istituzionale e protezione di settori produttivi marginali ma influenti.

Alcune imprese locali beneficiano di questa protezione, mantenendo alti i propri margini senza concorrenza esterna. Distributori e rivenditori si adeguano al sistema, incorporando il sovrapprezzo nei listini. Anche le istituzioni regionali, in particolare il Governo delle Canarie, difendono l’AIEM come strumento identitario del REF.

Mettere in discussione l’AIEM significherebbe aprire un complesso confronto con Bruxelles e toccare equilibri politici e fiscali consolidati. Inoltre, la mancanza di consapevolezza tra i cittadini e l’assenza di una pressione sociale organizzata rendono difficile qualsiasi riforma. E così, anche se il consumatore continua a pagare di più, il sistema rimane immobile, servendo gli interessi di pochi a scapito di molti.