Dati allarmanti e soluzioni note, ma nessuno le mette in pratica.

Di Italiano alle Canarie

Oltre alla denuncia di dati oggettivamente allarmanti, colpisce che le cause siano sempre le stesse: note, ripetute, perfino scontate per chi dovrebbe – e viene pagato profumatamente – per affrontarle. E invece, da anni, ci si limita alla solita diagnosi: stanca, prevedibile, a tratti quasi offensiva per quanto ripetitiva e scollegata dalla realtà vissuta.

Sarebbe ora che qualcuno intervenisse seriamente. Ma all’orizzonte non si vede nulla. Solo la perpetuazione di un copione logoro, inutile e lontano dalle esigenze vere di una generazione che non riesce nemmeno a immaginare un futuro.

I dati della crisi

Nel 2023 si sono registrate 8.674 nascite in meno rispetto all’anno della crisi finanziaria.


Le Isole Canarie stanno vivendo una delle crisi demografiche più profonde della Spagna. Dal 2008, anno d’inizio della grande recessione, la natalità è diminuita del 43%, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE). Se in quell’anno si registrarono 20.672 nascite, nel 2023 i nuovi nati sono stati appena 11.998.

Un calo diffuso in tutto l’arcipelago

La tendenza colpisce entrambe le province. A Las Palmas si è passati da 10.771 nascite nel 2008 a 6.541 nel 2023. A Santa Cruz de Tenerife, da 9.901 a 5.457. Complessivamente, si contano oggi 8.674 nascite annue in meno rispetto a quindici anni fa.

Secondo un’analisi della Fundación de las Cajas de Ahorros (Funcas), le Canarie sono la quarta comunità autonoma spagnola con il maggior calo della natalità, dopo Cantabria, Asturie e La Rioja. I dati sono stati diffusi in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione.

Le difficoltà di formare una famiglia

Avere un figlio oggi comporta una notevole pressione economica, emotiva e di tempo. Una realtà che interessa le Canarie, ma che riguarda anche molte altre regioni del mondo. L’alta disoccupazione giovanile, la precarietà del lavoro e le difficoltà di emancipazione rendono quasi impossibile progettare una vita familiare.

Un modello economico che penalizza i giovani

L’economia canaria è fortemente dipendente dal turismo, un settore che offre occupazione instabile e stipendi bassi. Il costante aumento dei flussi turistici non si traduce in un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione residente.

A questo si aggiunge una forte pressione abitativa, accentuata dalla diffusione degli affitti turistici, che rende la casa sempre più inaccessibile.

Un futuro demografico incerto

La mancanza di ricambio generazionale ha già effetti tangibili. Si assiste a un progressivo invecchiamento della popolazione. Un fenomeno che rischia di mettere sotto stress il sistema pensionistico spagnolo, fondato sulla solidarietà tra generazioni.

Non meno preoccupante è l’esodo giovanile. Sempre più giovani lasciano l’arcipelago in cerca di migliori opportunità. Questo svuota le aree rurali e compromette la coesione sociale delle isole.

La ricetta?

Le misure una tantum o i semplici incentivi economici non bastano. Bisogna creare le condizioni strutturali affinché i giovani possano davvero immaginare e realizzare un progetto familiare.

Le priorità? Sempre le stesse.

Accesso a un alloggio dignitoso, posti di lavoro stabili e servizi pubblici che garantiscano la conciliazione tra vita e lavoro.

In mancanza di questi elementi, la natalità continuerà a calare, compromettendo il futuro sociale ed economico delle Canarie.

Conclusione

La ricetta, in fondo, è nota: gli ingredienti sono chiari e riconosciuti da tempo. Ciò che manca è un cuoco capace, qualcuno in grado di assemblarli e cucinarli con competenza. Finché non ci sarà questo cuoco, l’arcipelago – come molte altre realtà simili nel mondo – resterà in una condizione embrionale, sospeso tra la consapevolezza del problema e l’incapacità di agire.