Un’indagine dell’AirCanLab rivela: l’aria è buona solo quando i flussi africani non la toccano

Di Italiano alle Canarie

L’illusione dell’aria pulita e la realtà emersa dai dati di AirCanLab

Sul quotidiano locale Canaria7 è apparso di recente un articolo che, senza troppi giri di parole, suona preoccupante: la qualità dell’aria alle Canarie non è così buona come si tende comunemente a credere. Il mito di un’aria “pura e salubre” viene incrinato da dati scientifici puntuali, raccolti dal nuovo Laboratorio AirCanLab, che rivelano l’origine e la pericolosità di molte sostanze presenti nell’atmosfera delle isole. Il laboratorio rivela che la maggior parte dei contaminanti arriva da fuori, mentre il traffico e la salinità marina peggiorano la situazione locale, ma in maniera molto ridotta.

Chi è AirCanLab

AirCanLab è il Laboratorio della Qualità dell’Aria delle Isole Canarie, istituito dal Governo canario in collaborazione con il CSIC (Centro Superiore di Ricerche Scientifiche). Ha il compito di monitorare e analizzare la composizione chimica dell’aria nelle isole, con particolare attenzione alle particelle PM10, che sono tra i principali indicatori di inquinamento atmosferico.


Il laboratorio effettua campionamenti in diverse isole dell’arcipelago (tra cui La Graciosa, Fuerteventura, Gran Canaria e Tenerife) e identifica le fonti dei contaminanti atmosferici, distinguendo tra quelle naturali (come la salinità marina o le polveri sahariane) e quelle di origine antropica, sia locali (traffico, urbanizzazione) che esterne (industrie nordafricane).

Oltre alla ricerca, AirCanLab ha anche un ruolo operativo: supporta le autorità nella gestione delle emergenze ambientali, come episodi di calima estrema, incendi e fenomeni meteorologici critici, fornendo dati scientifici utili per prendere decisioni in tempo reale.

Dati che smentiscono un mito diffuso

Le Canarie respirano un’aria che non sempre è “made in Canarie”. Lo confermano i primi risultati diffusi dal Laboratorio della Qualità dell’Aria AirCanLab, struttura pubblica voluta dal Governo delle Canarie in collaborazione con il CSIC (Centro Superiore di Ricerche Scientifiche). Delle 1.064 campionature analizzate nel primo anno di attività – tra La Graciosa, Fuerteventura, Gran Canaria e Tenerife – emergono dati che ribaltano alcune convinzioni diffuse: la principale fonte di inquinamento non è locale, ma esterna.

Le origini della contaminazione atmosferica

A compromettere la qualità dell’aria dell’arcipelago sono principalmente le attività industriali del Nord Africa (concentrate in Marocco e Algeria), e i sempre più frequenti fenomeni di calima che trasportano polveri sahariane, e in misura minore il traffico interno e la presenza naturale di sale marino.

Secondo il responsabile scientifico del progetto, Sergio Rodríguez, le analisi delle particelle PM10 – uno degli indicatori chiave della qualità dell’aria – hanno permesso di rilevare oltre 80 composti chimici per ciascun campione. In condizioni normali, l’aria trasportata dagli alisei è “molto pulita”: circa 22 microgrammi per metro cubo, costituiti per oltre il 50% da sale marino e per il 25% da emissioni locali. Ma quando soffiano i venti dal continente africano, lo scenario cambia drasticamente.

Inquinamento transfrontaliero e picchi record

In questi casi si verificano episodi di inquinamento transfrontaliero, con concentrazioni che possono moltiplicarsi per venti rispetto ai valori normali. Nitrati, solfati, metalli pesanti e aerosol organici legati a raffinerie, impianti chimici e centrali elettriche di Marocco e Algeria contaminano l’aria. Una minaccia non solo per la salute pubblica, ma anche per la biodiversità terrestre e marina.

Il fenomeno della calima, sempre più frequente, aggrava la situazione. Nel 2024 si sono registrati i valori più alti di PM10 mai rilevati: fino a 300 microgrammi per metro cubo, con una composizione composta per il 70% da polveri desertiche, il 15-18% da contaminazione industriale africana, il 10% da sale marino e appena il 2% da emissioni locali.

Una risposta politica che ancora tarda

Il consigliere per la Transizione Ecologica e l’Energia, Mariano Hernández Zapata, ha riconosciuto che “la maggior parte dell’inquinamento non viene prodotto qui” e ha sottolineato l’urgenza di “lavorare con le regioni vicine” per affrontare un problema che non conosce confini.

AirCanLab, però, non si limita all’analisi scientifica. Secondo il Governo canario, è ormai una struttura strategica per la gestione delle emergenze ambientali.

Scienza e istituzioni: la necessità di agire

Per Carlos Closa, vicepresidente del CSIC, il laboratorio rappresenta “una risposta concreta e scientifica alle sfide ambientali del nostro tempo”. Tuttavia, la risposta istituzionale è ancora lenta, e il rischio è che questi dati finiscano dimenticati nei cassetti mentre la qualità dell’aria continua a peggiorare.

Una cosa è certa: ciò che oggi arriva dal cielo, domani può entrare nei nostri polmoni. E finché si continuerà a parlare solo di “collaborazione tra regioni” senza mettere in atto azioni efficaci, trasparenti e coordinate, l’aria canaria resterà un bene sempre più minacciato – anche se all’apparenza limpido.

Una questione di priorità

Alla fine, l’aria delle Canarie – quando non è influenzata da fattori esterni come la calima o i venti che trasportano inquinanti industriali dal Sahara – risulta sostanzialmente pulita, soprattutto se si osservano i dati legati all’inquinamento da traffico, tema su cui si discute ampiamente in vista dell’introduzione delle Zone a Basse Emissioni (ZBE) nell’arcipelago.

Un dato, questo, che dovrebbe spingerci a riconsiderare le priorità: vale forse la pena dedicarsi con più decisione alle misure che migliorino la qualità dell’aria proprio durante gli episodi di calima, quando si registra l’impatto più nocivo e pericoloso.

Del resto, è più facile istituire una ZBE che innescare azioni multilaterali e coordinate per contenere l’inquinamento transfrontaliero. Ma proprio per questo, è fondamentale che i dati forniti da AirCanLab non restino chiusi in un cassetto, ma siano trasformati in politiche pubbliche concrete, incisive e fondate sulla scienza.

Chi vivrà vedrà!