Il sindacato Unión General de Trabajadores (UGT) denuncia: salari troppo bassi, prezzi alle stelle e affitti spinti in alto dal boom turistico

Di Italiano alle Canarie

Secondo il sindacato spagnolo UGT, la casa è ormai un “lusso inaccessibile” per la maggior parte dei lavoratori. Né l’affitto né l’acquisto rappresentano oggi opzioni reali.

«Tutti gli spagnoli hanno diritto a godere di un alloggio dignitoso e adeguato», recita la Costituzione. Ma la realtà dei fatti è ben diversa: la casa è diventata un bene di lusso per la maggior parte della classe lavoratrice. A denunciarlo è stato il sindacato UGT durante la presentazione del rapporto “Contratti collettivi e diritto alla casa”, dove si evidenzia come, oggi, né l’acquisto né l’affitto siano alternative sostenibili per chi vive del proprio stipendio. Il documento denuncia una crisi strutturale dell’abitare che coinvolge non solo le grandi città, ma anche le zone periferiche e i centri urbani medi, dove i salari stagnanti si scontrano con un mercato immobiliare fuori controllo.

Più di cinquant’anni di salario netto per comprare una casa

Dati alla mano, una persona lavoratrice dovrebbe oggi destinare più di 52 anni di stipendio netto (calcolando il 40% del reddito, ben oltre il 30% raccomandato per la stabilità finanziaria) per acquistare un’abitazione media, rendendo il sogno della proprietà sempre più remoto per le nuove generazioni.


In regioni come Madrid, Catalogna o Baleari, i prezzi di un appartamento di 60 m² superano i 300.000 euro, secondo i dati di giugno del portale Fotocasa. Ciò equivale a 20-25 annualità lorde di stipendio, una soglia definita da UGT come «del tutto insostenibile». Le giovani coppie, le famiglie monoparentali e i lavoratori precari sono tra i più colpiti da questa dinamica. La difficoltà nell’ottenere mutui a condizioni favorevoli e la crescente insicurezza lavorativa aggravano ulteriormente il problema.

Anche l’affitto è fuori portata

Le tabelle salariali dei contratti collettivi analizzati dimostrano l’impossibilità per molti di accedere a una casa di proprietà. Ma nemmeno l’affitto offre un’alternativa concreta: solo nel 15% dei casi il canone incide per meno del 40% sullo stipendio netto. In alcuni settori, come ristorazione, commercio e pulizie, il costo dell’affitto può arrivare ad assorbire l’intero salario netto, soprattutto nelle grandi città come Madrid o Barcellona.

Il fenomeno è aggravato dalla mancanza di un parco pubblico di alloggi a canone calmierato, che in Spagna rappresenta una percentuale irrisoria rispetto alla media europea. La scarsità di politiche abitative strutturate lascia spazio alla speculazione, e il mercato privato detta legge con aumenti continui che non trovano freni. L’effetto domino si ripercuote anche su altri settori: mobilità, natalità, consumi e salute mentale sono fortemente condizionati dalla precarietà abitativa.

UGT: “Serve un aumento urgente dei salari”

«Con gli stipendi attuali è impossibile comprare una casa in Spagna. E lo stesso vale per l’affitto», ha dichiarato Fernando Luján, vicesegretario per l’Azione Sindacale di UGT. Secondo lui, uno dei principali fattori scatenanti è la diffusione delle case turistiche, che stanno facendo lievitare i prezzi degli affitti e, di riflesso, anche quelli delle vendite. «È un circolo vizioso che dobbiamo interrompere», ha sottolineato. In alcune aree costiere e in destinazioni turistiche, la percentuale di abitazioni destinate al turismo supera il 30%, sottraendo alloggi al mercato residenziale.

Per il sindacato, l’unica via d’uscita passa da un aumento consistente dei salari, tanto che in alcuni settori e territori gli stipendi dovrebbero addirittura raddoppiare per consentire ai lavoratori di accedere a un’abitazione, sia in affitto che in proprietà, senza superare il limite del 40% del reddito destinato alla casa.

UGT chiede anche una regolamentazione più severa delle locazioni turistiche, investimenti pubblici in edilizia popolare, e la revisione dei criteri per la concessione di mutui da parte delle banche. «Non possiamo più accettare che il diritto alla casa sia subordinato alle logiche di profitto del mercato. È una questione di giustizia sociale», ha concluso Luján. Il sindacato promette mobilitazioni e iniziative per riportare la questione abitativa al centro dell’agenda politica.

Una proposta che suona bene, ma che non sta in piedi

Quando il sindacato afferma che gli stipendi dovrebbero aumentare notevolmente, o addirittura raddoppiare, per rendere accessibile l’abitazione, sta dicendo qualcosa che – alla luce dei fatti – suona più come propaganda che come proposta concreta. Perché è irrealizzabile? Per almeno tre motivi evidenti:

1) Il tessuto produttivo spagnolo non ha la capacità economica per sostenere un raddoppio dei salari nei settori più colpiti, spesso caratterizzati da precarietà e bassa produttività.

2) La globalizzazione del mercato del lavoro e la pressione costante al ribasso sui costi rendono impensabile un simile scatto retributivo senza un’azione coordinata a livello europeo.

3) La debole volontà politica: nessuna forza al governo – né centrale né autonoma – sembra voler mettere davvero mano a un piano salariale radicale o a una redistribuzione strutturale delle ricchezze.

In questo contesto, le dichiarazioni altisonanti del sindacato rischiano di cadere nel vuoto. E così, mentre si rincorrono proclami e convegni, il problema resta lì, grosso come una casa.