Eagle Eye: quando l’occhio d’aquila scruta le Canarie

Di Italiano alle Canarie

Mezzi aerei, terrestri e marittimi partecipano all’esercitazione “Eagle Eye”» in un momento in cui, secondo quanto riportato dal mainstream, droni russi hanno compiuto incursioni nello spazio aereo della Polonia e della Romania, entrambi Paesi membri della NATO. Come sempre in tempo di guerra, è opportuno mantenere un approccio critico e non assumere per verità assoluta una sola versione dei fatti.

Con sei caccia, una fregata, difese antiaeree e migliaia di soldati mobilitati, le Forze Armate spagnole mettono alla prova questa settimana alle Canarie il loro sistema di difesa aerea, con l’obiettivo di mantenere alta la prontezza operativa.

L’esercitazione, battezzata Eagle Eye (occhio d’aquila), non è direttamente collegata a quegli incidenti, ma rientra nella roadmap della Difesa per assicurare la piena efficienza dei sistemi in caso di minacce simili.

«Ci prepariamo proprio per affrontare minacce di questo genere: queste attivazioni servono esattamente a simulare e gestire situazioni simili», ha dichiarato il tenente generale Julio Nieto, comandante del Comando Operativo Aereo, a bordo della fregata Cristóbal Colón durante la conferenza stampa di presentazione.

Preparazione costante


Il generale ha sottolineato che non solo i sistemi di sorveglianza dei Paesi dell’Est, vicini al confine tra Russia e Ucraina, restano in costante allerta, ma anche il sistema di controllo aereo spagnolo è operativo 365 giorni all’anno. «Siamo pronti», ha ribadito.

In questo quadro, l’esercitazione “Eagle Eye” coinvolge le tre Forze Armate spagnole — Aeronautica, Marina ed Esercito — con l’obiettivo di integrarle nel sistema di difesa aerea nazionale e rafforzare l’efficienza nelle operazioni di presenza, sorveglianza e dissuasione.

Terza esercitazione del 2025

“Eagle Eye 25-03” è la terza esercitazione del 2025, dopo quelle svolte a marzo sulla costa mediterranea e a maggio in Galizia. In quell’occasione furono simulate missioni difensive contro velivoli non identificati, con manovre aria-aria, intercettazioni, scorte e protezione di asset strategici.

Le manovre alle Canarie

Nell’arcipelago prenderanno parte sei F-18 e sistemi antiaerei dell’Aeronautica, unità e difese antiaeree dell’Esercito, oltre alla fregata F-105 Cristóbal Colón della Marina, integrata nel dispositivo di difesa aerea. Le operazioni saranno dirette dal Comando Operativo Aereo, sotto la supervisione del Comando delle Operazioni (MOPS). Complessivamente saranno mobilitati circa 2.000 effettivi.

«Questa attività è tra le più rilevanti, ma è solo una delle numerose in cui sono coinvolti i cinque comandi operativi», ha sottolineato il capitano di vascello Gonzalo Neira, capo della Sezione Piani dello Stato Maggiore del Comando delle Operazioni. «L’obiettivo è accrescere la coordinazione e l’efficacia», ha aggiunto.

Sinergia con altre esercitazioni

“Eagle Eye” si svolge in parallelo a “Sinergia 25”, in programma dal 15 al 21 settembre, che prevede il dispiegamento di mezzi aerei, terrestri e marittimi a Ceuta, Melilla, Canarie e Baleari, con missioni di sorveglianza e presenza in aree di sovranità e interesse nazionale. Tra i mezzi coinvolti figura il Pattugliatore d’Azione Marittima Tornado, che dal 9 settembre è impegnato in attività di vigilanza e dissuasione alle Canarie.

Conclusione

Le Canarie si sono trasformate in un vero e proprio set di guerra per testare la prontezza operativa delle Forze Armate spagnole in caso di attacco nemico, come riportato in Romania e Polonia con i droni russi. Analizzando con occhio militare, appare quanto meno remota la possibilità di un’incursione o di un attacco diretto della Russia alla periferia europea, sia alle Canarie che alla Spagna peninsulare. Questo mette in luce, da un lato, il bombardamento mediatico e, dall’altro, l’ingente impiego di risorse. “Eagle Eye” è già la terza esercitazione di quest’anno, insieme ad altre operazioni militari. Forse destinare simili risorse a un processo di pace sarebbe auspicabile, ma la direzione imboccata sembra essere quella di prepararsi a una guerra a tutti i costi, anche quando i pericoli a questa latitudine appaiono oggettivamente minimi.