immagine-antropozoonosi-itAllarme zecche in Spagna: primi casi di virus Crimea Congo

di Ilaria Vitali

Sono due i casi accertati in Spagna del virus Crimea Congo, uno dei quali con esito fatale, stando alle ultime dichiarazioni del Ministero della Salute di Madrid.

Il virus di febbre emorragica Crimea Congo ha colpito un uomo di 62 anni, morto ad agosto nell’Ospedale Universitario di Madrid Gregorio Maranon, e una donna infermiera presso la terapia intensiva dove l’uomo era ricoverato.

Primo caso in assoluto in Europa occidentale per le sue caratteristiche di trasmissione e diffusione, il virus non è stato importato da zone geografiche a rischio ma è stato causato dalla puntura di una zecca cui è stato sottoposto il primo paziente durante una passeggiata nella campagna di Castilla y Léon, a nord di Madrid.

Nonostante il Ministero della Salute abbia sottolineato pubblicamente che la situazione è sotto controllo e che non esistono elementi tali da dichiarare un allarme nazionale, 190 persone, delle quali 100 appartenenti al personale medico dell’ospedale dove il deceduto era ricoverato, sono state sottoposte a costante monitoraggio.


Il Ministero della Salute e quello dei Servizi Sociali hanno inoltre attivato un protocollo di sorveglianza per la febbre emorragica Crimea Congo in tutta la zona a causa della natura prettamente indigena del caso e per la inusuale trasmissione tra specie umana.

Il virus Crimea Congo ha infatti come unico vettore la zecca ed è endemico di Africa, Balcani, Medio Oriente e Asia, paesi dove il paziente zero non è mai andato.

Il virus, che porta a febbre emorragica che si può rivelare letale, normalmente si trasmette tra gli animali di allevamento e contagia l’uomo in caso di puntura o semplice contatto con tessuti, sangue e altri fluidi infetti.

L’inizio della sintomatologia è improvviso, dopo un periodo di incubazione molto rapido che va da 1 giorno fino ad un massimo di 13, e appare con febbre, forte mal di testa, rigidità muscolare diffusa, brividi, dolori addominali e diarrea.

Dopo il quinto giorno appaiono stanchezza e sonnolenza, rush petecchiale che parte dal petto per diffondersi in tutto il corpo, esantemi emorragici sul palato molle e sulla laringe, fino ad arrivare a diffuse emorragie che riguardano ascelle, gengive, naso, polmoni, utero e intestino.

Il tasso di mortalità è del 30% e generalmente il decesso avviene tra il 5° e il 14° giorno dalla comparsa dei sintomi.

Non esiste una terapia per la guarigione, che comunque prevede una lunga e difficoltosa convalescenza, ma solo farmaci che possono ridurre i sintomi mantenendo vitali le funzioni del soggetto infetto.

Il paziente richiede ricovero ospedaliero immediato e isolamento, per evitare la diffusione del virus.

L’unica difesa è rappresentata dalla prevenzione, nel caso specifico dall’utilizzo di un buon repellente per insetti e dall’immediata consultazione ospedaliera nel caso di morso di zecca.

Non è ancora allarme, in Spagna, ma momento di grande preoccupazione sì.