Il proprietario del Safari Dunas de Gran Canaria: “Se Costas mi costringesse ad andarmene, dovrei sacrificare 150 cammelli”.

L’imprenditore Francisco Jiménez, proprietario di Camello Safari Dunas, che organizza passeggiate a dorso di cammello per i turisti nelle Dune di Maspalomas (Gran Canaria), ha denunciato martedì che, a causa del processo avviato dall’Autorità Costiera per recuperare il terreno che utilizza, potrebbe essere costretto a sacrificare circa 150 cammelli (dromedari).

Nelle dichiarazioni rilasciate ai media, Jiménez ha avvertito che la continuità di questo servizio, per il quale i turisti pagano tra i 10 e i 15 euro per una corsa di mezz’ora, è in pericolo, poiché, secondo lui, l’Autorità Costiera lo sta spingendo a demolire l’edificio che utilizza come base operativa e ad abbandonare lo spazio perché non ha un titolo di concessione.

All’origine di questo fatto c’è una revisione della delimitazione del demanio marittimo-terrestre in seguito alla quale l’intera area, anche dove si trova l’edificio utilizzato come ufficio e luogo di riposo per i dromedari, diventa di dominio pubblico “nonostante il fatto che l’infrastruttura si trovi a un chilometro dalla spiaggia”.

Jiménez ha aggiunto che la richiesta di Costas di demolire questa infrastruttura costerebbe “circa 300.000 euro, senza contare il compenso per i lavoratori”, a cui andrebbe aggiunto il costo di ogni eutanasia, circa 300 euro per dromedario.

Dalla sua azienda dipendono tra le 15 e le 20 famiglie, a seconda del periodo dell’anno, che, se l’attività dovesse cessare, rimarrebbero senza lavoro.


L’uomo d’affari ha affermato che, oltre alla demarcazione, uno dei motivi per cui Costas sta cercando di recuperare il terreno e gli sta chiedendo di abbandonare lo spazio che occupa è basato su giustificazioni ambientali che egli mette in discussione.

I cammelli, ha detto, “sono qui da 50 anni, dal 1961”, quando “non c’era nulla” e il turismo stava appena iniziando a decollare, ha sottolineato Jiménez, che ha difeso il fatto che questi animali “sono strettamente legati alla storia delle Isole Canarie”.

“Sarei il primo ad andarmene se stessimo davvero danneggiando le dune, ma non è questo il caso”, ha insistito Jiménez.

Per quanto riguarda l’inizio della sua attività, l’imprenditore ha dichiarato che è iniziata con un accordo verbale con l’allora Segretario del Governo Civile, nel 1977, e che, dopo aver richiesto i permessi al Turismo e all’Ambiente, c’è stato “silenzio amministrativo”, motivo per cui ritiene che la sua attività commerciale possa continuare a svilupparsi.

Dopo tutto questo, ha aggiunto, più di dieci anni fa il Comune di San Bartolomé de Tirajana ha dichiarato la sua attività di interesse culturale, un fatto che, a suo avviso, rafforzerebbe la legittimità della sua attività.

“Sono piuttosto confuso perché non vedo un motivo per andarcene”, ha concluso Jiménez.