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di Bianca Leonardi

Una nuova e singolare teoria non solo sta arricchendo la crescente documentazione riguardo le misteriose mummie canarie dei Guanches ma si pone come frattura rispetto a quanto sostenuto fino ad oggi dagli scienziati e dagli studiosi.

Fino a poco tempo fa era credenza comune che ad essere sottoposte alla pratica della mummificazione fossero principalmente persone di spicco nel tessuto sociale aborigeno, come re, guaritori o persone influenti.

Ma l’ultimo annuncio fatto dalla curatrice del Museo canario Teresa Delgado e dalla ricercatrice Veronica Alberto ribalta completamente questa teoria.

Grazie allo studio comparato di una ventina di mummie della collezione del museo, si è giunti a smontare il paradigma che per anni gli studiosi hanno seguito e secondo il quale le mummie ritrovate dovevano per forza appartenere a persone speciali solo per il fatto di essersi conservate così a lungo grazie a particolari trattamenti cui sono state sottoposte in fase di pre sepoltura.


L’errore di studiare le mummie separatamente senza mai prendere troppo in considerazione i siti di ritrovamento, le pratiche funerarie e altri elementi legati alle caratteristiche delle fratture sui corpi, ha portato per anni a seguire lo stesso paradigma, ora rivelatosi errato secondo la nuova teoria.

Non vi sono infatti differenze tra le mummie della collezione del museo e altri defunti ritrovati nei siti archeologici.

Questa teoria confermerebbe l’ipotesi sostenuta da alcuni studiosi secondo cui la mummificazione di per sé sia stato un evento del tutto casuale e che il ritrovamento di mummie perfettamente conservate sia dovuto unicamente alle condizioni naturali del sito in cui sono state sepolte, indipendentemente dall’utilizzo o meno di cure particolari.

Tutte le mummie ritrovate non a caso provengono da grotte con livelli di temperatura e umidità che hanno consentito ai corpi di mummificarsi e di mantenere quindi intatti tessuti, pelle, organi interni, capelli e unghie.

La nuova teoria cambierebbe così l’identità attribuita alla prima mummia conservata nel museo, che per decenni è stata identificata in Artemi Semidan, un guanche morto nella battaglia del 1405 contro le truppe normanne.

Grazie al nuovo approccio e agli ulteriori esami eseguiti con la tecnica del carbonio 14, gli studiosi hanno rilevato che la mummia apparterrebbe ad un giovane morto 1.000 anni prima il combattente Artemi.

Ma non solo, le fratture al cranio e alle ossa lunghe dello scheletro attribuite allo scontro in battaglia, sarebbero state invece provocate da una rovinosa caduta da una grande altezza per la quale il giovane, dopo aver battuto la testa, sarebbe rotolato a lungo procurandosi numerose rotture nel resto del corpo; i segni evidenti di ulteriori fratture guarite si aggiungono al quadro della nuova identità della mummia, che risulterebbe appartenere ad un semplice pastore o comunque a persona dedita ad un’attività che lo portava frequentemente su grandi alture.

Ma del perché sia stato avvolto in pelli pregiate rimane ancora un fatto sconosciuto.

Il mistero dei Guanches, pur con questa nuova teoria, si infittisce ulteriormente di interrogativi destinati, forse, a rimanere tali.